Si chiuderà questa sera con un grande dibattito fra l’ex sindaco di Londra Boris Jhonson, sostenitore di Brexit, e il suo successore, il laburista Sadiq Khan, favorevole alla permanenza nell’Ue, la lunga e tristemente sanguinosa campagna elettorale in vista del referendum di venerdì col quale la Gran Bretagna è chiamata a decidere del suo futuro e, probabilmente, di quello della stessa Comunità Europea.
Perchè se la questione sembra essere solo relativamente britannica pare chiaro a tutti che una vittoria dei “Leave” non possa che rappresentare un precedente pericolosissimo, in virtù del fatto che movimenti e partiti “euroscettici” sono presenti nella pressoché totalità dei paesi dell’Unione. Un bivio al quale tutta l’Europa guarda col fiato sospeso, mentre le borse continuano a rimbalzare a seconda dei sondaggi e i bookmakers rivedono in continuazione le loro quote.
Così si viene a constatare che, a due giorni dal referendum, i “Remain” sarebbero in vantaggio di ben 7 punti percentuale, in un 53% contro 46% che il Telegraph, promotore del sondaggio, attribuisce ai timori che l’assassinio della deputata laburista Jo Cox avrebbe scatenato fra i più indecisi. Oltre a questo autorevole resoconto, anche l’emittente radiofonica Lbc sostiene che l’11 per cento di elettori in più sarebbe propenso a sostenere la campagna contro la Brexit qualora il premier David Cameron garantisse il blocco dell’adesione della Turchia alla Ue.
E fra star che si schierano pubblicamente, (ieri anche David Beckham ha dichiarato si sostenere il “remain”) e multinazionali che pubblicano sui principali quotidiani britannici appelli al buon senso per la permanenza nell’Unione Europea, ieri anche il noto finanziere ungherese George Soros, che nel 1992 accumulò una fortuna scommettendo proprio contro la sterlina quando l’Inghilterra abbandonò il meccanismo di cambio europeo (Em), ha dichiarato che, in caso di vittoria della Brexit, potrebbe verificarsi un crollo precipitoso della sterlina senza precedenti. Un coro di appelli ai quali gli elettori britannici sembrano non essere insensibili.
Giuseppe Caretta