Tecnicamente era un Bed&Breakfast, ma nella pratica era una casa d’appuntamenti dove le prostitute incontravano i loro clienti. La struttura era di proprietà di un magistrato leccese, della Corte di Cassazione di Roma, e della moglie, poliziotta in pensione. La struttura era divisa in due: in una delle parti, una suite, si tenevano gli incontri hot. Una videocamera, che non è neppure autorizzata, era montata sul portone di ingresso principale per sorvegliare entrate ed uscite.
Gli agenti della squadra mobile, in mattinata, hanno effettuato il sequestro preventivo dell’ala di appartamento che si trova a poca distanza da Piazza Mazzini.
Le ragazze che si avvicendavano nella suite di proprietà del magistrato pagavano un affitto di 350 euro a vano, e in base alle occorrenze prendevano in affitto le stanze.
Il magistrato, quindi, era a conoscenza del business della prostituzione che avveniva nel suo B&B.
Ovviamente nessuna registrazione del contratto. Le cittadine straniere, che erano specialmente brasiliane, venezuelane e romene, si organizzavano con i turni di pulizia. Dopo gli appostamenti dei residenti che si lamentavano delle frequentazioni, gli inquirenti hanno fato irruzione per una perquisizione ed hanno trovato una situazione non facilmente equivocabile. Da qui l’iscrizione nel registro degli indagati del magistrato.
Mariagrazia Roversi