Un’altra consultazione popolare rischia di scuotere la già acciaccata Europa, dopo la vittoria dei Leave nel referendum che, la scorsa settimana, ha portato la Gran Bretagna fuori dalla Comunità Europea. Questa volta tocca all’Ungheria e al suo carismatico leader nazionalconservatore Viktor Orbàn, che aveva promesso alla Ue di chiamare al voto il proprio popolo in merito alla ripartizione delle quote migratorie “imposte” da Bruxelles ai suoi Paesi membri.
Dopo la costruzione della barriera di filo spinato alla frontiera con la Serbia, e poi a quella con la Croazia, e data l’enorme popolarità di cui gode in patria il leader Orbàn, (vittorioso a largo margine sia nel 2011 che nel 2014), pare del tutto pacifico che a vincere il prossimo 2 ottobre, data fissata per il referendum in questione, sia la componente del paese che rifiuta l’ingresso di stranieri sul proprio territorio: “Volete- si leggerà nella scheda elettorale del referendum- che l’Unione europea, anche senza consultare il Parlamento ungherese, prescriva l’immigrazione in Ungheria di persone che non sono cittadini ungheresi?”
Dopo le ondate migratorie della scorsa estate sono in tanti a vedere nell’immigrazione una fonte di preoccupazione, al punto tale che il parlamento ha annunciato, per bocca del consigliere per la sicurezza interna del capo del governo, Gyoergy Bakondi, che chiunque verrà scoperto nell’arco di otto chilometri entro le frontiere ungheresi senza regolare permesso sarà, da oggi stesso, immediatamente ricondotto ai reticolati con i quali l’Ungheria ha deciso di proteggere i suoi confini. Una mossa che contrappone sempre di più l’Europa all’Ungheria, e che rischia di avere, nel referendum di ottobre, un altro momento difficilissimo dopo quello che l’Ue sta attraversando con l’Inghilterra.
Giuseppe Caretta