“La Turchia sospenderà la Convenzione europea sui diritti umani.” Ad annunciarlo è il portavoce del governo e vicepremier Numus Kurtulmus, che non manca di aggiungere una piccola postilla rivolta alla comunità
internazionale già sul piede di guerra: “Come ha fatto la Francia” all’indomani degli attentati terroristici che sconvolsero Parigi.
Si apre così una nuova fase politica nel Paese, ancora in fibrillazione dopo il fallito colpo di stato degli scorsi giorni. Una fase che oggi attende la formale ratifica del Parlamento per lo stato d’emergenza della durata di tre mesi. Una misura che consentirebbe al governo ed al presidente Erdogan di essere investiti di speciali poteri in base ai quali il Consiglio dei ministri, presieduto dal capo dello Stato, più “emettere decreti aventi forza di legge” sottoponendoli all’approvazione del Parlamento nello stesso giorno. E’ un passaggio necessario al presidente per riprendere il mano le redini del Paese e pareggiare i conti con quella parte dell’apparato statale che ha tentato il golpe. Ali Saribey, luogotenente accusato di aver partecipato al blitz delle forze speciali che, la notte del fallito colpo di stato, ha cercato di catturare il presidente Erdogan in un hotel sulla costa efea, è stato intanto arrestato dalla polizia. Altri 384 soldati sono stati tratti in arresto nella provincia sudorientale a maggioranza curda di Sirnak. Come ha voluto sottolineare in una nota il capogruppo del partito di opposizione, il repubblicano Chp “Il tentativo di golpe del 15 luglio si è trasformato in un’opportunità e uno strumento per liquidare chi contesta il governo e per limitare ulteriormente i diritti democratici e le libertà. La gente- conclude la nota- è stata costretta a scegliere tra un golpe e un regime. Respingiamo con forza entrambe le posizioni.”
Giuseppe Caretta