Un telefono per denunciare l’omosessualità e la cultura transgender. E’ l’ultima, eclatante iniziativa della Regione Lombardia che ha affidato all’Age, l’Associazione italiana genitori, la gestione di uno “sportello famiglia”, una sorta di sportello anti-gender che, stando alle parole dell’assessore alle Culture, Identità ed Autonomie, Cristina Cappellini, “costituirà anche un valido strumento di contrasto all’ideologia gender”.
Alle parole davvero poco imparziali dell’assessore fanno eco quelle di suor Monia Alfieri, pedina fondamentale dell’ultra destra cattolica e primula rossa della Fidae, la federazione delle scuole cattoliche: “L’Age è un’associazione molto fidata di genitori cattolici di ragazzi iscritti nelle scuole statali- chiosa con evidente soddisfazione- siamo in buone mani.” In barba dunque alla laicità dello Stato, ed al buon senso, ecco che iniziative come “No al gender in classe” diventano un vero e proprio fiore all’occhiello di questa rinvigorita classe dirigente. Da qui lo sportello anti gender: “Viste le ambiguità che permangono in merito alle linee guida del Miur, il ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, sull’applicazione dell’articolo 1, comma 16, della legge cosiddetta della Buona Scuola, finalizzate all’attivazione di percorsi educativi di lotta alla “discriminazione per orientamento di genere”- ha incalzato ancora l’assessore- ritengo sia molto positivo avere già a disposizione un servizio ad hoc volto al sostegno delle famiglie con minori e alla tutela della loro crescita educativa e culturale.”
Un servizio che partirà in via sperimentale per 12 mesi, durante i quali l’associazione che si è aggiudicata il bando percepirà 30 mila euro per la sua attività di monitoraggio. E mentre esulta il Carroccio il profilo dell’assessore leghista viene preso d’assalto con un “bombing” di ritorsione: “Bacini per Cappellini”, recita il motteggio al di la del quale sono immortalati, oscenamente, due uomini intenti a baciarsi senza pudore.
Giuseppe Caretta