Epidurale, ecco il Paese Italia: “Quasi assente, al Sud una chimera”

L’Italia soffre un deficit di arretratezza rispetto agli altri Paesi europei per ciò che riguarda l’utilizzo, in sala travaglio, dell’epidurale. Il metodo che annulla i dolori pre-parto non è infatti in linea con il cosiddetto “golden standard”, la Epidurale-in-Italia-solo-il-20-delle-donnesoglia minima che prevede l’utilizzo di tale pratica per almeno il “30% delle partorienti (comprese quelle che fanno il cesareo).

A confermarlo è anche Alessandro Vergallo, presidente dell’Aaroi, il sindacato degli anestesisti: “L’Italia è ancora indietro nel campo dell’epidurale, lo abbiamo detto al ministero e alle Regioni”, e questo anche a causa di una strutturale carenza di fondi a disposizione degli ospedali. Meno soldi significa infatti meno anestesisti in turno, senza contare il fatto che, sovente, chi è a disposizione in struttura deve occuparsi di casi più urgenti. “Le risorse- dice ancora Vergallo- si potrebbero recuperare dalla razionalizzazione dei punti nascita. In Italia sono aperte ancora troppe piccole maternità, di quelle da meno di 500 nascite all’anno. Riguardo agli anestesisti, negli ospedali medio grandi, da 2mila parti all’anno in su, deve esserci una presenza costante in sala parto, anche per assicurare a tutti l’epidurale. E invece questo non succede ovunque”.

Il trattamento, intanto, è stato inserito nei nuovi Lea, i livelli essenziali di assistenza che tutte le Regioni devono garantire ai cittadini, in via d’approvazione dopo quasi due anni di attesa.

Giuseppe Caretta