11,7 milioni di dollari: è la cifra che il social network più famoso del mondo, Facebook, dovrà pagare come multa per essersi rifiutato di collaborare nel corso di un’indagine.
La sanzione è stata applicata da un giudice brasiliano, precisamente dello Stato federale di Amazonas, e la motivazione riguarda la nuova crittografia “end-to-end” di cui si è dotata Whatsapp (l’app di messaggistica istantanea comprata da Mark Zuckerberg, ndr): con la nuova funzione, la privacy è diventata praticamente impenetrabile. In pratica, le conversazioni su Whatsapp non sono intercettabili, e sarebbero ormai alla stregua delle conversazioni private che si fanno di persona.
Chiaramente, la nuova misura è servita per contrastare i pirati informatici, ma è particolarmente limitante in caso di inchiesta penale. Ecco perchè negli ultimi tempi si sono verificati diversi “blocchi giudiziari” per Whatsapp in Brasile, con il servizio sospeso già un paio di volte per circa 24 ore.
“Negli ultimi mesi, persone provenienti da tutto il Brasile non hanno trovato accettabili i blocchi giudiziari di servizi come WhatsApp – fa sapere un portavoce della app – Passi indiscriminati come questi minacciano la capacità delle persone di comunicare, di svolgere il proprio lavoro e di vivere le proprie vite. Come abbiamo detto in passato, non possiamo condividere informazioni alle quali non abbiamo accesso. Speriamo di vedere questo blocco revocato al più presto”.
Ma il procuratore Alexandre Jabur non ci sta, e risponde per le rime: “Facebook ha dimostrato un enorme disprezzo per le istituzioni brasiliane, in particolare per i tribunali, pubblici ministeri e polizia a non soddisfare gli ordini”.