Ci lascia all’età di quasi 91 anni, che avrebbe compiuto il prossimo 7 ottobre, Bernardo Caprotti, fondatore nonché proprietario del gruppo Esselunga. L’uomo, fino a qualche mese fa lavorava ancora in ufficio, come faceva ormai sempre da cinquant’anni. Perché Bernardo Caprotti era così: un lavoratore instancabile, che non era mai andato in pensione, e che aveva sempre a cuore il benessere non sono della sua azienda (che non ha mai voluto cedere a gruppi stranieri) ma anche dei suo dipendenti.
Il male incurabile si è portato via quest’uomo, questo imprenditore, milanese e classe 1925. Laureato in giurisprudenza, si reca negli Stati Uniti d’America per imparare nel settore tessile, dirige l’azienda familiare e quindi, assieme ad un miliardario statunitense, fonda Esselunga. Con l’uscita di scena del socio, Caprotti rimane l’unico azionario della società, ed Esselunga conosce uno sviluppo inimmaginabile. Caprotti si dedica anima e corpo al lavoro: controlla personalmente gli scaffali dei supermercati, ispeziona i punti vendita il sabato mattina.
La sua forte personalità lo potrò a scontrarsi con le Coop (contro le quali scriverà il libro “Falce e Carrello”, denunciando le manovre delle Coop rosse per impedirgli di aprire attività in alcune regioni) e con i figli, soprattutto per la questione delle quote di Esselunga. Adesso con la sua morte, probabilmente, Esselunga passerà agli Stati Uniti, alla banca Citigroup.
Mariagrazia Roversi