Al Colosseo rivivono Ebla, Palmira e Nimrud. Rutelli: ‘La cultura è universale’

Rutelli al Colosseo:Colosseo, un piovoso venerdì di inizio ottobre. Cosa porta la memoria del Tempio di Palmira, patrimonio dell’umanità di recente abbattuto dall’Isis, nel centro di Roma? Per iniziare dall’inizio, siamo al 6 di ottobre 2016 e all’Anfiteatro Flavio tutto è pronto perché si stagli davanti alla vista di turisti e romani uno spettacolo archeologico più vario di quello della Roma antica a cui sono abituati. L’arte qui diventa veramente internazionale, dato che per i prossimi due mesi il monumento-simbolo della città eterna ospiterà le ricostruzioni in scala 1:1 di tre preziose icone della cultura artistica araba recentemente distrutte dagli avvenimenti bellici: Roma omaggia Ebla, Palmira e Nimrud, esponendo nel Colosseo la mostra ‘Rinascere dalle distruzioni’. L’iniziativa, nata da un’idea dell’ex sindaco Francesco Rutelli, è patrocinata dall’Unesco e promossa dalla ‘Soprintendenza Speciale per Il Colosseo e l’area archeologica centrale di Roma’, e la mostra resterà aperta fino all’11 dicembre. Spiega Rutelli: “Di questi tempi purtroppo non è facile che dall’occidente si decida di andare a vedere la Siria e l’Iraq, per ammirare il loro patrimonio artistico e capirne il significato. Con la speranza che questo possa succedere quanto prima, e con il massimo incoraggiamento che possiamo dare, anche culturale, perché avvenga la ricostruzione di ciò che è andato perduto (e in questo l’Italia sta avendo un ruolo centrale), ora abbiamo portato un pezzo di storia qui, un pezzo di storia che non esiste più, e lo ammiriamo da qui, da un luogo cruciale per la nostra cultura, perché la guerra non significhi dimenticanza e separazione.

Del Tempio di Bel a Palmira, come è noto, restano solo frammenti. Il suo prezioso soffitto è stato ricostruito a grandezza naturale in stampa 3d, grazie a tecniche e materiali studiati all’uopo da un team di scienziati con la collaborazione di un’azienda privata italiana, così come il ‘Toro dalla testa umana’ di Nimrud e la Sala dell’Archivio di Stato di Ebla (che fino a poco fa conservava 17mila antiche tavolette cuneiformi). La mostra vale davvero una visita, perché il significato con cui è stata pensata travalica gli aspetti materiali dell’arte per cercare di trasmettere il messaggio costruttivo di una cultura che unisce al di là di ogni divisione. Presenti, dunque, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Paolo Gentiloni e il ministro dei Beni e delle Attività Culturali Dario Franceschini.

L’esposizione di questi monumenti ricostruiti con tecnologie altamente innovative è completata da una teca che contiene, invece, preziosi originali: un prestito proveniente direttamente da Palmira. Si tratta di due altorilie­vi visibilmente danneggiati che rappresentano il volto di un uomo e di una donna. Subito dopo la mostra saranno presi in conse­gna dal Ministero dei Beni Culturali, che provvederà al loro restauro prima di restituirli al Museo Nazionale di Damasco. Le ricostruzioni, invece, verranno esposte a rotazione in altre città europee. Passando per un attimo dal sacro al profano (càpita, si sa), a qualcuno potrebbe venire qualche curiosità sul ruolo dell’attuale amministrazione comunale nella vicenda (anche simbolico: un complimento, un saluto, un telegramma), come per esempio: e Virginia Raggi, il sindaco di Roma? Ma che domanda fuori luogo, in un momento come questo. Comunque, forse non l’abbiamo notata tra la folla, per cui chiediamo a Francesco Rutelli se sia venuta: “Non lo so, bisogna chiederlo a lei se sia venuta, non ne ho idea – è la sua serafica risposta -. Non abbiamo avuto timore di essere ostacolati e non abbiamo motivo di pensarlo, perché qui si va al di là delle beghe cittadine e politiche. Noi gli inviti li abbiamo mandati, e questo evento riguarda la cultura come valore universale. In contrapposizione proprio alle separazioni, e dunque non voglio far polemica”.

Sandra Korshenrich