L’Italia targata Ventura incassa un 1-1 con i campioni della Spagna che suona un pò come una grazia in una serata decisamente partita male.
Sin dai primi minuti di gioco, infatti, gli Azzurri sono parsi intimoriti, privi di idee e incapaci di sbrigliare la mente in qualche tipo di manovra che potesse far uscire la squadra dalla propria tre quarti. Per buona parte della gara il pallino del gioco è stato tutto in mano alla Roja, che non è stata precisa soltanto nelle fasi conclusive del suo gioco a dir poco straripante. Passaggi brevi e maglie strette. Ma questo, si sà, è un pò parte integrante del modello di gioco degli spagnoli. Ciò che invece è risultato a tratti penoso è stata la mancanza di personalità della formazione azzurra, intontita sino a ritrovarsi nella scomoda posizione di non riuscire ad infilare due passaggi di fila per risalire il campo e potersi affacciare dalle parti della retroguardia avversaria. Un affanno confermato dallo scivolone di Buffon grazie al quale le Furie Rosse sono passate in vantaggio, dal nervosismo di Pellè al momento della sostituzione, dall’inconcludenza del centrocampo targato Montolivo.
Unica nota positiva, forse, il guizzo d’orgoglio, molto italiano anche questo, con il quale la nazionale ha cercato di reagire a pochi minuti dallo svantaggio e che ha portato, complice anche l’inserimento di un vitale Immobile e di un reattivo Belotti, prima al rigore e, poco dopo, addirittura ad un secondo gol annullato per fuorigioco. Questo, lo conosciamo, è il marchio più concreto di una formazione che non brilla per i suoi talenti ma per il cuore dei suoi giocatori. Bene anche De Rossi, sempre lucido e maturo nelle fasi di gioco attive e passive. Convince poco Pellè, ancora meno Eder. In ogni caso l’1-1 è più di quanto l’Italia meritasse di portare a casa e il massimo che, in una partita come quella di ieri, le potesse capitare di ottenere. Prossimo appuntamento con la Spagna, fra meno di un anno. Russia 2018, dopotutto, è meno lontana di quanto possa sembrare.
Giuseppe Caretta