A pochi giorni dai negoziati tra il governo e la Commissione europea previsti per il 15 ottobre, arrivano le dichiarazioni dai toni quasi concilianti del commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici che ieri ha affermato: “In Italia esiste una minaccia populista” ed “è per questo motivo che sosteniamo gli sforzi di Renzi affinchè sia un partner forte all’interno dell’Unione Europea”.
Ovviamente non viene dimenticata la scadenza referendaria del 4 dicembre che potrebbe seriamente ledere al cammino del capo del governo e alla sua compagine governativa, ed è per questo che l’accordo al quale si punta in queste ore dovrà essere necessariamente impostato tenendo conto dell’agenda politica del nostro paese. Il rischio, però, è quello di veder mettersi in moto la procedura per deficit eccessivo poichè, stando a quanto riporta la nota di aggiornamento del Def, l’Italia non mantiene gli impegni assunti in maggio sugli aggiustamenti strutturali da realizzare nel 2017 e, conti alla mano, sfora la regola del debito.
Come ha ricordato Moscovici in un’intervista a Bloomberg, la Commissione è sempre pronta a “considerare spese per la crisi dei rifugiati, o per un terremoto, o per un paese che soffre attacchi terroristici come il Belgio”, ma “si tratta di flessibilità precise, limitate e chiaramente spiegabili”. Nessuno sforamento dello 0,4%, quanto il governo italiano ha intenzione di chiedere, è dunque tollerato da Bruxelles ma, come suggerisce un funzionario, “si tratta di una cifra molto inferiore”, non molto più grande dello 0,1%. “L’Italia- si suggerisce dagli ambienti istituzionali europei- non è ancora assolutamente conforme”.
Giuseppe Caretta