Samsung e il Galaxy che prende fuoco: “Ridotto volume di produzione. Cerchiamo soluzioni”

Ancora beghe per il colosso della famiglia Lee. Samsung ha infatti diramato un comunicato ufficiale nel quale ha confermato le voci che circolavano da qualche giorno sull’intenzione di “aggiustare i volumi di produzione” del suo southkoreasamsungelectronicsphonejpeg-fec19_1472803729-khie-u1090444371224upc-1024x576lastampa-itnuovo prodotto di punta, il Galaxy Note 7.

Il motivo è quello ormai noto: migliaia di modelli sono letteralmente scoppiati a causa del surriscaldamento delle batterie. Nelle scorse settimane, infatti, i social erano stati invasi di fotografie di smartphone carbonizzati, semi bruciacchiati. E a gettare benzina sul fuoco ci avevano poi pensato alcuni grandi distributori, come l’americana At&T e la tedesca T-Mobile che si sono rifiutati di aderire al ricambio degli oltre 2,5 milioni i esemplari ritirati dal mercato.

“Stiamo modificando i volumi di produzione- informa quindi l’azienda tramite il suo comunicato- perchè intendiamo migliorare il controllo di qualità e consentire investigazioni approfondite sui recenti casi di esplosioni di batterie.”

Un danno di immagine, e di profitto, che potrebbe ammontare ad un paio di miliardi di dollari sonanti, con conseguente pressione degli azionisti, tra i quali figura l’hedge fund americano Elliot Management, già sul piede di guerra a causa dei meccanismi di gestione interni della compagnia da parte della famiglia Lee la quale, pur detenendo formalmente solo il 5% del capitale, è in grado di controllare la ditta per mezzo di una serie di complessi incroci azionari.

Giuseppe Caretta