La prigione starebbe trasformando Salah Abdeslam in una “bestia”: è quanto riferiscono i legali dell’unico terrorista rimasto in vita tra i responsabili dell’attentato a Parigi dello scorso 13 novembre.
Abdeslam non avrebbe alcuna intenzione di collaborare, e anzi si sarebbe ormai “radicalizzato in modo estremo”, come riferisce uno dei suoi avvocati difensori, Frank Berton. I legali, che hanno intenzione di rinunciare al mandato, sono convinti che la scelta di porre Salah sotto osservazione 24 ore su 24 abbia contribuito pesantemente alla scelta del terrorista di non collaborare. “Sta diventando una bestia, si rifiuta di collaborare”, dicono i legali, che hanno provato ad evitare che il jihadista finisse in isolamento e videosorvegliato in una prigione di massima sicurezza, senza esito.
Ed è per questo che i legali di Salah vorrebbero rinunciare all’incarico: “Abbiamo detto fin dall’inizio… che se il nostro cliente fosse rimasto in silenzio noi avremmo abbandonato la sua difesa”. L’assistenza legale, infatti, non è obbligatoria durante le indagini, ma lo sarà durante il processo.
D’accordo con Berton anche l’avvocato belga di Abdeslam, Sven Mary: “La scelta di Salah di non collaborare è conseguenza di una decisione politica, ovvero il volerlo mantenere a tutti i costi sotto videosorveglianza costante. Le vere vittime di tutto questo sono le vittime degli attacchi di Parigi, perché hanno il diritto di sapere la verità”.