Lunedì sera è morto Giacomo Bruni, il partigiano incaricato di trasportare i cadaveri di Mussolini e Claretta Petacci a piazzale Loreto perché venissero offerti al pubblico dileggio.
Nato a Zavattarello (paesino dell’oltrepò nel Pavese) Giacomo era un contadino che ha condotto una vita semplice con la moglie ed i sette figli cheadesso sono rimasti orfani di un padre premuroso e sempre pronto al sacrificio. La sua esperienza durante la guerra è stata raccontata più volte, il suo ricordo più vivido rimane quello della guerra civile che in quegli anni difficili ha insanguinato il nord italia in uno scontro fratricida. Avverso al partito fascista non ha mai aderito alla Repubblica Sociale Italiana preferendo la clandestinità in compagnia del suo fucile. Catturato dai tedeschi ed imprigionato è riuscito a fuggire e ad unirsi ai partigiani.
Dopo aver liberato Pavia è stato chiamato a offrire i propri servigi a Milano, qui gli è stato affidato un incarico delicato e simbolicamente importantissimo per la lotta partigiana: il trasporto dei cadaveri di Mussolini e delle sua amante. Caricate le salme procedettero in direzione di piazzale Loreto ed una volta arrivati si sono occupati di appendere i corpi per i piedi. Quello che lo colpì fu l’odio che la gente provava nei confronti del duce, un odio che ha raccontato qualche tempo fa al ‘Corriere della Sera’: “Tantissimo era l’odio degli italiani contro di lui. Una vecchietta voleva strappargli gli occhi, la spingemmo indietro e prese del terriccio che lanciò sui cadaveri”.
Finita la guerra è tornato al suo paese di origine per riprendere la sua vita dove l’aveva lasciata, un giorno, un contingente si presentò a casa sua e lo informò che gli americani gli volevano consegnare un riconoscimento per il lavoro svolto con Mussolini, ma Giacomo si è rifiutato, provava disgusto per gli orrori della guerra e persino per quel gesto di dileggio nei confronti del corpo di Mussolini.