25 Ottobre 2015: si festeggiano i Santi Crisante e Daria martiri

Il 25 Ottobre si celebra il dies natalis dei Santi Crisante e Daria martiri.

Entrambi patroni della città di Reggio Emilia, vissero nel III secolo e subirono il martirio, presumibilmente, intorno all’anno 283, sotto l’imperatore Numeriano.

Secondo una “passio” già nota nel VI secolo a San Gregorio di Tours – vescovo francese e storico dell’epoca -, Crisante (o Crisanto), era figlio di Polemio, un nobile originario di Alessandria d’Egitto.

Giunto a Roma per studiare filosofia conobbe il presbitero Carpoforo, che lo istruì alla religione cristiana e battezzò. Polemio tentò invano di ricondurlo al paganesimo, servendosi della dotta e bellissima vestale Daria.

Quest’ultima abbracciò la fede cristiana e i due, fingendosi sposati, poterono professare liberamente il loro credo, convertendo altresì molti romani.

Smascherati, il prefetto Celerino li affidò al tribuno Claudio, che avendo assistito ai prodigi di Crisanto, si convertì insieme alla moglie Ilaria, i figli Giasone e Mauro, alcuni parenti, amici e i settanta soldati della sua guarnigione.

L’imperatore Numeriano fece gettare Claudio in mare con una grossa pietra al collo; i figli e i settanta soldati vennero decapitati e sepolti sulla Via Salaria; dopo qualche giorno anche Ilaria subì la stessa sorte.

Crisante e Daria, dopo essere stati lungamente interrogatori, furono condotti sulla Via Salaria, scaraventati in una fossa e sepolti vivi.

I loro corpi furono tumulati nel cimitero di Trasone, sulla Via Salaria nuova.

Attualmente sono custoditi nella cripta del duomo di Reggio Emilia, donati al vescovo Adelardo da re Berengario II nel 946.

Papa Pelagio II nel 590 diede alcune reliquie dei due martiri a un diacono della Gallia.

Nel 2011 n gruppo di studiosi di paleopatologia dell’Università di Genova hanno eseguito un’indagine scientifica sui corpi, che ha confermato la compatibilità dei reperti con il racconto della passio. La datazione al radiocarbonio ha rivelato che i resti appartenevano a due giovani, un maschio tra i 17 e i 18 anni e una femmina tra i 20 e i 25, vissuti tra l’80 e il 340 d.C.

Nelle ossa è stata rinvenuta un’elevata concentrazione di piombo, che indica i loro natali agiati, giacché le case dei nobili disponevano di acqua corrente, condotta attraverso tubature di piombo.

I corpi non riportano segni di violenza o malattia, quindi la causa di morte potrebbe essere compatibile con il soffocamento.

I due vengono ricordati singolarmente o in coppia in svariati giorni dell’anno secondo i vari Martirologi e Sinassari, mentre il Calendario Marmoreo di Napoli e il Martirologio Romano li ricordano insieme il 25 ottobre.

Le Chiese Orientali li commemorano il 19 Marzo.

 

Michela De Minico