L’azienda farmaceutica statunitense Johnson & Johnson finisce nuovamente nel mirino della critica e dei sospetti: oggi il tribunale di Saint Louis (Missouri) ha condannato la multinazionale a pagare un corposo risarcimento alla signora Deborah Giannecchini (italo-americana originaria della California) che nel 2012 aveva fatto causa alla compagnia americana dopo aver contratto un tumore alle ovaie a causa dell’uso prolungato del talco Johnson’s Baby.
Dopo quattro anni di processo, la donna ha avuto ragione riuscendo a provare la correlazione tra l’utilizzo del talco e l’insorgere della terribile malattia, la donna, grazie alla sentenza di oggi, riceverà un indennizzo in denaro pari a 70 milioni di dollari (magra ricompensa se il male non dovesse essere debellato). Immediata la reazione della compagnia che dopo la sentenza ha comunicato tramite il suo portavoce, Carol Goodrich, l’intenzione di ricorrere in appello per dimostrare l’assoluta affidabilità del suo prodotto, queste le parole della Goodrich: “Simpatizziamo con le donne affette da questo male, ma ricorreremo in appello, perché siamo guidati dalla scienza che assicura la sicurezza dei nostri prodotti”.
La dichiarazione della compagnia così come il ricorso in appello sono necessarie per non gettare ulteriori ombre sulla Johnson & Johnson che già qualche anno fa era stata colpita dallo scandalo legato all’olio per bambini. Questa nuova condanna, oltre a causare un calo delle quotazioni in borsa, potrebbe essere un duro colpo per le vendite visto che si tratta anche e sopratutto di prodotti utilizzati per i neonati.