Furti d’arte in Italia: il grande lavoro dei Carabinieri

carabinieri con dell'arte rubataI furti d’arte, ancora oggi dilaganti e dalle conseguenze incalcolabili sulla conservazione del patrimonio storico-artistico del Bel Paese, hanno radici molto profonde.

I primi tentativi di regolamentazione del fenomeno risalgono al 1624, ed in particolare si debbono allo Stato della Chiesa. Nonostante la diffusa arretratezza sociale ed economica causata dall’asfissiante autorità temporale, lo Stato del Vaticano si pone all’avanguardia nella prassi tutoria, come modello ed esempio per tutti gli altri coevi Stati italiani. Ciò si deve principalmente alla sensibilità dei pontefici e della curia romana, grandi mecenati e promotori dell’arte e dell’architettura sacra, ispiratori di un’ininterrotta serie di bolle papali e di editti cardinalizi: emanati tra il Quattrocento e l’Ottocento, questi provvedimenti hanno garantito la conservazione ed il decoro dei beni architettonici, delle cose d’interesse storico-artistico e dell’urbanistica nei territori romani.

Oggi, a presidio della nostra ricchezza artistica, archeologica ed architettonica opera il Comando Carabinieri “Tutela Patrimonio Culturale” (T.P.C.), reparto specializzato dell’Arma fortemente impegnato a salvaguardare le opere d’arte italiane dal pericolo di azioni criminali riguardanti furti, scavi clandestini e contraffazione. Dai dati statistici presentati (fonte: Banca Dati Carabinieri T.P.C.) relativi all’attività operativa del 2015, è confermata la flessione del trafugamento di opere d’arte (un trend già in atto dal 2011), nello specifico una diminuzione generale dei furti (-26,1%) e dei beni (-42,5%). Significativo rilevare che i beni maggiormente trafugati (che vanno ad alimentare il mercato antiquario clandestino) sono i libri e i documenti d’archivio conservati presso gli istituti religiosi.

Altrettanto “appetibili” per la criminalità sono le opere pittoriche e scultoree. Si riscontra, inoltre, una riduzione dei furti nelle istituzioni museali (-39%); una diminuzione dei furti nelle chiese e negli istituti religiosi (-39%), ed anche una flessione dei furti presso i privati (-41,3%). In generale, a fronte di un rilevante aumento degli arresti (+360%), si registra dai dati una diminuzione dei furti (-26,1%) ed una flessione degli scavi clandestini (-64,4%). Tale fenomeno, presente soprattutto in Campania e Sicilia, alimenta il mercato illegale interno di reperti archeologici di minor valore, ed al contempo il traffico internazionale (su richiesta di numerosi collezionisti); in tale ambito uno dei settori più sensibili risulta essere quello della numismatica archeologica.

Riguardo la contraffazione di opere d’arte, si rileva un ampliamento di tale fenomeno, dovuto allo sviluppo delle tecniche di falsificazione e ad un aumento della domanda da parte del mercato illegale: a fronte di una generale diminuzione dei sequestri (1.601), si registra un rilevante incremento dei falsi archeologici sequestrati (+3.613%).

Altrettanto intensa attività repressiva è stata indirizzata sul versante dei reati ambientali, nello specifico violazioni paesaggistiche in aree sottoposta a tutela, provocate dalla speculazione edilizia. Sono stati accertati 483 reati in danno del paesaggio, 23 aree poste sotto sequestro e 23 immobili sottoposti a tutela: pari ad un valore di 16 milioni di euro.
In campo internazionale, l’attività investigativa del T.P.C. ha permesso il rientro in Italia di ben 741 beni illecitamente esportati (rintracciati in Svizzera, Germania, USA, San Marino e Svezia), grazie anche alle rogatorie internazionali ed all’azione diplomatica del Ministero per i Beni e le Attività Culturali; il valore stimato dei beni recuperati è pari a 500 milioni di euro.

Un’opera altamente meritoria quella del Comando dei CC. per la Tutela del Patrimonio Culturale, di cui sicuramente il nostro Paese non può fare a meno.

Antonio Maria Ligresti