Risvolto sul caso Fortuna Loffredo: “Caputo era giù nel cortile, non è l’assassino”

Fortuna LoffredoLa testimonianza offerta durante l’udienza odierna sull’omicidio di  Fortuna Loffredo da Massimo Bervicato getta nuove ombre sulla colpevolezza di Raimondo Caputo, detto ‘Titò’. Interrogato dall’avvocato di parte civile Angelo Pisani, il teste ha spiegato che: “Caputo era giù nel cortile e Claudio Luongo da dove si trovava non poteva vedere il corpo di Chicca”.

Bervicato è uno degli inquilini delle case popolari dalle quali è precipitata la piccola Fortuna nel 2014 ed è stato il primo ad accorgersi dell’incidente, nonché il primo a prestare soccorso alla piccola vittima. La sua testimonianza di fatto scagionerebbe il presunto colpevole, da tempo Caputo ha ammesso i suoi piccoli reati, ma si è sempre professato innocente riguardo all’accusa infamante di omicidio: “Sono un ladro, non un assassino”, aveva detto durante l’udienza dello scorso 16 dicembre.

Questa testimonianza getta delle ombre anche sulla dichiarazione della Sorella di Claudio Luongo, questa poco prima aveva detto alla corte che il fratello aveva visto nitidamente quanto accaduto, ma Bervicato ha precisato che da dove si trovava non ha potuto vedere nulla perché la sua visuale era coperta da due colonne.

Le dichiarazioni di Bervicato hanno scatenato l’ira del padre della piccola Fortuna Pietro Loffredo, da tempo convinto che sia stato arrestato un innocente e che gli assassini sono liberi,  l’umo durante il processo ha cominciato ad urlare che si stavano coprendo i veri colpevoli ed è stato allontanato dall’aula.

Alla luce di queste dichiarazioni sarà necessario rivedere le prove, possibile i Luongo stiano coprendo il vero assassino? Gli inquirenti indagheranno su questa nuova possibilità al fine di fare luce su questo drammatico omicidio.