Essere condannati a morte, nel 2017, perché ci si permette di criticare la controversa legge anti-blasfemia prevista dall’art. 295 del Codice Penale pakistano. Una legge che, come anche uomini politici pakistani, hanno denunciato, serve soprattutto per eliminare nemici scomodi rapidamente. Noreen Yousaf, 28enne pakistana, laureata in scienze dell’educazione, ha scritto un pamphlet critico nei confronti di una legge che prevede l’ergastolo per chi ‘critica’ il Corano e anche la condanna a morte per chi ‘insulta Maometto’.
Un pamphlet che le potrebbe costare la vita. Al padre della ragazza è stato recapitato un biglietto dove c’è scritto che la ragazza ha “insultato il profeta, scrivendo un libro sulla legge della blasfemia” e quindi merita la morte. La giovane è riuscita a scappare in Italia dove ha richiesto asilo politico, e sta cercando di imparare la lingua.
“Se mi rivolgessi alla polizia chiedendo protezione e se registrassi io stessa la denuncia per le minacce ricevute sarei subito arrestata e condannata a morte” ha sostenuto Noreen. “Per la legge sulla blasfemia, infatti, è sufficiente che sia un musulmano a denunciarmi, anche se l’accusa fosse falsa, per essere condannata a morte” prosegue la ragazza. Ora attende la protezione italiana che, speriamo, non tarderà ad arrivare per questa giovane ragazza.