Un ‘no’ secco all’utero in affitto da parte della Corte dei Diritti Umani di Strasburgo. Una sentenza storica e rivoluzionaria che torna a mettere in primo piano i diritti dei più deboli, cioè dei minori. La sentenza sulla maternità surrogata ha riguardato il caso di una coppia italiana che si era recata in Russia per affittare l’utero di una donna russa, allo scopo di ottenere un bambino.
L’Italia ha fatto ricordo alla Corte di Strasburgo ed ha fatto toglier l’affidamento del bambino alla coppia ed ha aperto un’inchiesta sui due per dichiarazione di false informazioni e violazione delle norme sui trasferimenti di minori.
Rivoluzionaria anche la sentenza stessa, nella quale la corte ha detto che “nonostante l’esistenza di un progetto parentale e la la qualità dei legami affettivi, vista l’assenza di qualsiasi legame biologico tra il bambino e la coppia, la breve durata del loro rapporto con il bambino e l’incertezza dei legami tra di loro dal punto di vista legale, una vita familiare non esisteva tra le ricorrenti e il bambino”. “Non vi erano le condizioni” per parlare di vita familiare. Insomma, è necessario che vi sia legame biologico e tagliando così la strada ai tentativi di mettere in secondo piano i diritti dei bambini.