Sette anni ed innumerevoli sofferenze dopo, si attende la sentenza sulla strage di Viareggio. Era il 29 giugno del 2009 quando il treno merci numero 50325, che era diretto a Gricignano, deraglia con il suo carico di 14 cisterne piene di gas liquido Gpl a Viareggio. Una delle cisterne esplose: si scatenò l’inferno. Morirono 33 persone: italiani, ecuadoriani, rumeni, e marocchini. Morirono bambini, famiglie, anziani, gente che era lì per caso e non. Due persone morirono per infarto e non vennero conteggiati nella lista ufficiale delle vittime.
In seguito al disastro, venne costruita la recinzione, un muro che protegge le case vicine alla stazione di Viareggio. Muro che era stato chiesto diverse volte dalla popolazione locale. Nell’ultima raccolta di firme a favore, c’erano anche le firme di quelli che sarebbero morti nell’incidente.
Sette anni e sette mesi più tardi, dopo 140 udienze, oggi ci sarà la sentenza di primo grado sulla strage di Viareggio. Il dibattimento verte sulle cause dell’esplosione della cisterna che ha causato un enorme incendio, il quale nel giro di pochi minuti ha bruciato via tante vite umane.
I pm Giuseppe Amadeo e Salvatore Giannino hanno chiesto 260 anni di reclusione in tutto per i 29 imputati; 15 e 16 anni solamente per i due considerati più responsabili, vale a dire i due che all’epoca erano alla direzione tecnica della rete ferroviaria italiana, Mario Michele Elia e Mauro Moretti.
Reati contestati alle parti sono disastro ferroviario colposo, omicidio colposo plurimo, mentre si è prescritto ormai l’incendio colposo.