Sequestrata e picchiata dalla polizia a Torino solo per aver assistito alla perquisizione di tre ragazzi e per essere un ‘volto noto’. E’ l’accusa lanciata, attraverso la pagina Facebook del centro sociale Askatasuna, da Maya, 19enne che nella notte di giovedì 8 giugno sarebbe stata picchiata da agenti della Squadra Mobile dopo, si legge, essere stata “riconosciuta dai poliziotti come attivista ai picchetti antisfratto ed alle manifestazioni No Tav”. Le forze dell’ordine l’avrebbero fermata, portata in caserma e qui vi sarebbero state le violenze denunciate in un video dalla ragazza stessa, con, si legge nella didascalia che lo accompagna, “sei giorni di prognosi certificati dal pronto soccorso ospedaliero per evidenti tumefazioni in tutto il corpo”.
Ecco il racconto della ragazza, per la quale sono stati creati anche alcuni hashtag, #IoStoConMaya #setoccanounatoccanotutte #stopabusiindivisa. Non sappiamo chiaramente cosa sia accaduto davvero quella notte e si attende anche la contro replica della polizia, ma la video denuncia contiene elementi piuttosto gravi che è importante riportare: “Sono stata fermata da due agenti della polizia che stavo guardando mentre perquisivano tre ragazzi; inizialmente mi hanno chiesto i documenti e hanno chiamato i rinforzi. Mi sono ritrovata circondata da otto agenti, molto nervosi, e sono iniziate una serie di provocazioni come “io quella notte non sarei tornata a casa ma l’avrei passata al carcere Le Vallette di Torino”. Eravamo all’inizio di piazza Vittorio, un’agente mi ha preso ai polsi bruscamente, mi ha spintonato contro un’auto della polizia e mi ha messo in macchina. Durante il tragitto avevo il telefono – ha aggiunto Maya – stavo avvertendo degli amici dell’accaduto. Gli agenti in auto si sono infastiditi, hanno inchiodato, sono scesi, mi hanno storto una spalla e sequestrato il telefono”.
“Siamo ripartiti – prosegue la diciannovenne – mi hanno portato in corso Tirreno, dove si trova il Reparto Mobile di Torino: nel momento in cui sono entrata c’erano diversi agenti che mi hanno riconosciuta da diverse manifestazioni sia a Torino che in Val di Susa e durante i picchetti antisfratto. E’ partito subito malissimo perchè sono stata spintonata contro una sedia con gli agenti che mi dicevano che dovevo stare zitta, seduta e non fare niente. Finchè lo stesso agente che mi aveva messo in auto mi ha tirato un pugno urlandomi che io non dovevo parlare ma dovevo solo stare zitta (l’occhio nero ne sarebbe la conseguenza ndr). A quel punto mi hanno tolto la sedia dicendo che dovevo stare in piedi e non avevo più diritto di stare seduta, mi hanno fatto una perquisizione totale e messa all’interno di una cella nella quale sono rimasta tre ore circa. Non ho potuto fare niente, nemmeno andare in bagno. Ho aspettato un’ora e mezza per farlo perchè si rifiutavano di accompagnarmi: dopo due ore e mezza mi hanno permesso di prendere un caffè. Durante tutto il tempo vi sono state diverse provocazioni da parte degli agenti, insulti, minacce. Sono stata rilasciata verso le 4, 4.15 di notte con un verbale nel quale c’è scritto che mi accusano di violenza, resistenza, oltraggio e la cosa che fa più imbarazzo è che mi hanno denunciato per porto d’armi. Alla mia domanda sui motivi è stata che avevo nel marsupio sette chiodini da muro e che quindi ero pericolosa per questo”. “Ho intenzione di denunciare l’accaduto – conclude Maya – sia pubblicamente che legalmente”.
Daniele Orlandi