Si è svolta a Milano, in un clima di velata tensione, la seconda tappa della “Costituente islamica”, il raduno promosso da Davide e Hamza Piccardo che si prefigge l’obiettivo, neanche troppo velato, di selezionare nuovi quadri all’interno del movimento islamico in Italia e di smarcarsi dalla linea “dialogante” intrapresa dall’Unione delle Comunità Islamiche d’Italia (UCOII).
Una mossa che non è piaciuto a molti, prima fra tutte la stessa UCOII. Proprio quest’ultima, infatti, si è appena fatta carico di redigere una lista delle comunità islamiche presenti sul suolo italiano e di consegnarla al ministro degli Interni Minniti con l’intento di dimostrare la buona fede della sua collaborazione con lo Stato italiano. Una frattura, dunque, che si delinea non solo di natura ‘teologia’ ma anche di valenza politica. Come ha precisato lo stesso Hamza Piccardi in un’intervista al quotidiano Today “l’obiettivo della Costituente non è fondare un partito” però, “se una volta eletta l’assemblea volesse costituirsi in altra maniera per incidere di più dal punto di vista politico, sarà appunto l’assemblea a deciderlo. Tutto è possibile.”
Non è mancato chi ha visto, in questo tentativo di lanciare un’alternativa alla linea tracciata dalla UCOII, una manovra ben calcolata per guadagnare in visibilità e consensi facendo leva sui messaggi più triviali dietro i quali si rifugia buona parte della demagogia islamista: poligamia, maggiore spazio ai centri di preghiera islamici, permesso di preghiera nelle ore e sul luogo di lavoro.