Il professore Andrea Spiri della ‘Luiss‘ di Roma ha recuperato documenti riservati dal Dipartimento di Stato americano nei quali viene mostrato il punto di vista degli americano sulle stragi di via D’Amelio e Capaci.
Il console generale americano a Palermo, Mann, in un messaggio indirizzato alla segreteria di Stato avvertiva: “Sono il governo e il sistema politico, che la gente valuta nel loro fallimento. La reputazione internazionale dell’Italia, già messa a dura prova dall’omicidio di Falcone, viene ulteriormente scalfita dall’uccisione di Borsellino e dall’apparente incapacità del governo e delle istituzioni politiche nel definire un piano d’azione contro la minaccia“.
L’ambasciatore Peter Secchia informa Washington che il procuratore capo di Caltanissetta, Giovanni Tinebra, ha chiesto l’intervento dell’FBI nelle indagini sugli attentati.
Il 27 marzo del 1993 la procura di Palermo mette sotto accusa per mafia l’ex presidente del Consiglio Giulio Andreotti che chiede un incontro con l’ambasciata americana. Il fascicolo nel quale viene descritto l’incontro ha questo titolo: «L’accusato. Parla Andreotti».
“Andreotti ha fatto presente che negli anni ’70, nelle sue vesti di presidente del Consiglio, ha fatto trasferire i principali detenuti per mafia (compreso il pentito Buscetta, uno dei suoi attuali accusatori) da Palermo in un carcere di massima sicurezza. Egli era a capo del governo anche nel momento in cui il giudice antimafia Falcone fu portato a Roma come funzionario del ministero della Giustizia. Più tardi, sulla scia dell’assassinio di Falcone, il suo governo ha varato la normativa che si è rivelata così efficace negli ultimi mesi. La mafia, ha detto Andreotti, si sta vendicando di lui“.
Andreotti continua accusando i servizi segreti italiani e americani: “Con ogni probabilità sono coinvolti anche mafiosi americani e possibili spezzoni “deviati” dei servizi segreti italiani oltre che dello United States Marshall Service“.
Durante l’incontro Andreotti “Ha chiesto informazioni sulla diffusione da parte del governo americano di un dispaccio del 1984 proveniente dal nostro Consolato di Palermo, nel quale viene riferito che, se i presunti legami di Lima con la mafia fossero confermati, allora sia Andreotti che l’intero regime politico italiano si troverebbero in seri guai“.
Andreotti si mostra preoccupato che altri messaggi «possano essere resi pubblici». Messaggi con sue conversazioni «di alto livello e sensibili».
Mario Barba
,