L’uomo che ha inventato il genere cinematografico sugli zombie, sotto genere del cinema horror che di questi tempi ha avuto un certo ritorno di interesse grazie alla serie televisiva ‘The Walking Dead‘, è morto questa notte nel sonno dopo una dura ma veloce battaglia contro il cancro ai polmoni. Ad annunciare la morte di George Romero è stato il suo amico e produttore Peter Grunwald in un post social ripreso dal ‘Los Angeles Times‘ in cui informava i fan del regista che il loro idolo era morto con accanto la moglie Suzanne e la figlia Tina.
Nato il 4 febbraio del 1940 a New York, Romero ha da subito sviluppato un amore viscerale per la cinepresa (da bambino girava dei corti in 8 mm). A 14 anni fu arrestato dalla polizia mentre girava ‘L’uomo della meteora‘ (un corto di fantascienza) per aver gettato dal tetto di un palazzo un manichino in fiamme. Dopo una parentesi come regista di opere teatrali a Pittsburg, il regista americano ha fondato la sua casa di produzione, la ‘The Latent Image‘, grazie alla quale ha potuto realizzare il suo più grande successo ‘La notte dei morti viventi‘.
Il film si presentava come un sottogenere del cinema horror, ma nascondeva all’interno di quell’universo fantastico una critica sociale che in molti non hanno compreso a primo acchito. Ciò nonostante il film riscosse un’accoglienza favorevole negli States e divenne un successo globale (30 milioni di biglietti venduti). L’opera prima del maestro degli horror movie era solo il primo capitolo di una trilogia completata solo nel 1985 ( gli altri due capitoli della saga furono Zombie e Il giorno degli zombie).
La carriera cinematografica di Romero non è stata scandita solamente dalla trilogia sui morti viventi, ma ha accolto altre piccole perle tratte da racconti di Edgar Allan Poe come ‘Il gatto nero‘(diretto da Dario Argento) e di Stephen King come ‘Creepshow‘. I film del regista americano erano un’analisi distopica della realtà, un versione simbolica di quella incertezza nei confronti del futuro che era data dalla situazione politica del tempo e che risulta tremendamente attuale. Proprio di questo risvolto sociale ha parlato in una vecchia intervista il suo grande amico Dario Argento: “Noi che lo giravamo eravamo assolutamente consapevoli della dimensione politica del film, d’altronde si fa politica vivendo. Ogni film è politico nella misura in cui è immerso nella vita, io sono convinto che nel cinema tutto diventi politico se parla della realtà”.
F.S.