Massimo Bossetti, dopo la sentenza che ha confermato la condanna si teme per la sua vita

 

 

 

 

 

 

 

Massimo Bossetti ha assicurato che non commetterà alcuna sciocchezza ma nonostante tutto è controllato a vista in carcere. Dopo la sentenza, che ha confermato la sua condanna all’ergastolo per l’assassinio della piccola Yara Gambirasio, il carpentiere di Mapello si è detto amareggiato e sconfortato. Nonostante tutto, però, non sembra intenzionato a commettere quel gesto estremo che- secondo quanto raccontato in passato dal suo ex compagno di cella- avrebbe già tentato di portare a compimento in passato.

Bossetti ha sintetizzato in una lettera il suo stato d’animo successivo ai- per lui e per la sua famiglia- drammatici momenti della lettura della sentenza. A riportare le sue parole è stato il “Corriere di Bergamo”.

Non demordo e per niente desisto, primo perché ormai la mia innocenza è diventata una ragione di vita e secondo, vivo per l’amore della mia famiglia”, si legge in alcuni stralci della sua missiva. Bossetti, moralmente piegato dal risultato del processo, ha chiesto che almeno non venga trasferito dalla casa circondariale in cui sta scontando la pena. Non vuole mettere ancora più distanza dalla sua famiglia, e soprattutto non vuole perdere del tutto i suoi figli.

“Sono ormai un peso per tutti quanti. Mi chiedo ora che valori abbia ancora la mia vita, se non mi viene concessa nessuna possibilità nel difendermi”, si legge ancora. Ma nonostante la  bruttissima situazione in cui versa, stavolta Bossetti è deciso più che mai a non farsi vincere dallo sconforto e a lottare.

Dello stesso avviso sono i suoi legali che, intanto, hanno dichiarato che faranno ricorso in Cassazione per tentare di ribaltare le decisioni prese dalla Corte d’Appello e che stanno pensando di realizzare un convegno con i migliori esperti di genetica internazionalmente riconosciuti. Tutto ciò al fine di dimostrare che il DNA ritrovato sul corpo di Yara non è di Bossetti.

Maria Mento