Quando pensi a Fabrizio Bracconieri non puoi che legarlo al suo ruolo nel serial televisivo ‘I ragazzi della terza C‘ sia perché è stata una delle serie italiane di maggior successo degli anni ’80 sia perché in verità ci si ricorda poco altro della sua carriera attoriale. Come molti protagonisti celebri delle serie cult, infatti, Bracconieri ha visto la doppia faccia del successo, prima la notorietà inattesa e poi il declino dovuto si all’incapacità di evolversi artisticamente, ma anche alla fine di un periodo in cui la guasconeria e la scurrilità fine a se stessa sono state messe di lato.
Il ritorno all’anonimato, quindi, non dev’essere stato semplice per l’attore romano che in questi anni non ha trovato un modo per riciclarsi nel mondo crudele della televisione nostrana. Ecco però che giungono i social, ognuno è libero di esprimere la propria opinione e spesso trascende i limiti della decenza e della legalità offendendo il prossimo sulle basi di una superiorità presunta e derivante da una divinità ignota. In questo contesto di libertà assoluta Bracconieri è tornato ai tempi in cui combinava monellerie con i compagni della terza C e si è messo in mostra per post che si superavano di volta in volta per intransigenza e razzismo.
Il suo comportamento suscitava la reazione sdegnata di alcuni, ma anche i consensi di chi, purtroppo, alla ragione oppone l’istinto. Gli ultimi due post ‘Twitter’ della celebrità nostrana hanno valicato qualsiasi limite: oggetto del suo odio è Cecile Kyenge, primo ministro afroitaliano della storia della nostra repubblica. In un primo post Bracconieri, all’evidente ricerca del soggetto su cui rivolgere il proprio odio, scrive: “Non mi viene il nome della buzzicona MUSLIM che era ministra”, quindi quando finalmente lo trova scrive: “Ti ho trovata @ckyenge non dici niente dei tuoi fratelli merde muslim? Sei abituata, conosci i vostri usi con capre no? Fate schifo!! Viaaa”.
Il post di Bracconieri è un tripudio di razzismo, odio e ignoranza per il quale ‘Twitter’ ha deciso di bannare il suo account. La maggior parte degli utenti è concorde nel punire una simile dimostrazione di intolleranza, ma c’è chi lo difende e si scaglia contro i gestori del social accusandoli di non garantire la libertà di parola. Bene la nostra opinione mi sembra chiara, la vostra qual è?
F.S.