In una quotidianità dove stragi e suicidi a getto continuo contribuiscono ad acuire la sensazione di trovarsi dentro una commedia dell’assurdo è difficile dire cosa spinga un adolescente a recarsi a scuola con l’intento di uccidere compagni di classe ed insegnanti. Negli ultimi anni episodi come questo si sono intensificati, se negli anni ’90 ad avere la triste esclusiva di simili accadimenti erano gli Stati Uniti, la strage di Columbine n’è l’esempio più noto, di recente gli adolescenti hanno preso esempio dai coetanei americani mutuando quel tipo di follia, basti pensare al quattordicenne brasiliano che ha ucciso una compagna di classe perché sognava di trucidare ad uno ad uno tutti gli altri con l’ambizione di diventare, alla fine, il serial killer della scuola.
L’idea generale su simili gesti è che possano essere causati da atti di bullismo subiti o da un ambiente spietatamente competitivo che fa sentire i soggetti più deboli inadatti alla società odierna. Qualunque sia la motivazione sociologica e psicologica che si nasconde dietro a simili azioni connotate da pura follia nessuno è in grado di prevedere quando un alunno deciderà di attuare il proprio macabro intento. L’ultimo episodio di questo tipo si è verificato in Russia, nella cittadina di Ivantievka (nei pressi di Mosca): un quindicenne, armato di un arma pneumatica, è entrato in classe ed ha cominciato a colpire i coetanei fino a che le urla non hanno attirato gli insegnanti delle altre classi che lo hanno immobilizzato. In seguito all’attacco quattro persone, tre studenti e l’insegnante, sono stati portati in ospedale, i ragazzi dovrebbero cavarsela con qualche giorno di prognosi mentre l’insegnante è in terapia intensiva.
F.S.