“Abbiamo ucciso e fatto a pezzi gli indigeni”: Brasile apre inchiesta sui cercatori d’oro in Amazzonia

Sono terribili le parole che le persone che si trovavano in quel bar, situato fra i confini sperduti di Colombia e Brasile, hanno udito. Cercatori d’oro che, fra una birra e l’altra, si vantavano di aver ‘ucciso e fatto a pezzi’ degli indigeni che fanno parte di alcune delle tribù ancora non contattate dell’Amazzonia. Uno dei cercatori d’oro, secondo i testimoni, dichiarava compiaciuto “Li abbiamo uccisi, tagliati e gettati nel fiume” mentre teneva in mano un remo di legno inciso, probabilmente appartenente alla tribù.

Da questo episodio, e da altri che si sono svolti nello stesso periodo e nella stessa zona, trae origine l’indagine che i Procuratori federali del Brasile, su denuncia del FUNAI (Fondazione nazionale dell’Indio) hanno aperto sul presunto massacro di dieci indigeni – fra cui anche donne e bambini – che sarebbe avvenuto lungo il fiume Jandiatuba, nel Brasile dell’Ovest.

I cercatori d’oro secondo Leila Silvia Burger Sotto-Maior, coordinatore Funai, sostenevano “di aver tagliato i loro corpi e averli gettati in acqua. Dicevano che dovevano ucciderli o sarebbero stati uccisi”. Si tratterebbe della seconda segnalazione di omicidi di indigeni di tribù dell’Amazzonia che non sono ancora state contattate dall’uomo civilizzato. In questo caso probabilmente i soprusi ed anche gli omicidi di quelli che si oppongono all’invasione delle loro terre rimane nella maggior parte dei casi impunito, dato che nessuno denuncia. Si tratta di un segnale allarmante e molte associazioni per la tutela dei diritti degli indigeni sono insorte chiedendo verità, ma anche più tutela per queste tribù.

Roversi MG.