Ci sono casi che possono far pensare a quanto sia profonda e antistorica la spaccatura che, a settant’anni dalla fine del Fascismo, divide ancora l’Italia. In modo talora davvero irrispettoso di quelle che furono le vittime innocenti da ambo le parti. Vittime come Giuseppina Ghersi, la bambina di 13 anni che venne violentata per tre giorni di fronte ai suoi genitori, venne presa a calci, e venne poi freddata con un colpo di pistola alla testa dai partigiani. Perché tutto questo orrore? Perché la ragazzina aveva scritto un tema in favore di Mussolini. Fu questo a sancire la sua tremenda condanna a morte, che poi venne estesa anche al resto della famiglia.
Una vittima innocente di una barbarie che non risparmiò i partigiani. Una barbarie consumata il 30 aprile del 1945 a Noli, provincia di Savona.
L’amministrazione comunale di Noli, su proposta di un sindaco di centro-destra (fra l’altro figlio di due partigiani) ha pensato di proporre una targa per ricordare questa vittima. Enrico Pollero, consigliere comunale, ha detto: “Ho pensato che dobbiamo fare qualcosa per ricordare lei, non chi ha combattuto dalla parte sbagliata”.
Questa la reazione dell’ANPI locale: “Non si dovrebbe omaggiare una fascista con una targa” ha detto il segretario Samuele Rago. Ma Rago ha detto anche molto di peggio: “La violenza sessuale, che oggi appare incomprensibile, va contestualizzata in un clima di guerra e in un periodo risalente a oltre 70 anni fa”.
Dopo queste sconvolgenti parole, l’Associazione Nazionale Partigiani Cristiani s’è dissociata: “Non possiamo condividere l’ostilità a una iniziativa, come quella del Comune di Noli, che si limita a rendere la dovuta memoria a una vittima innocente degli eccessi della guerra di Liberazione”.
Roversi MG.