L’assassino di Noemi Durini, il suo fidanzato, ha raccontato la sua versione dei fatti tirando in ballo- ancora una volta- le responsabilità che avrebbe avuto la giovane persino nel momento della sua morte. Un racconto che, visto il complesso profilo del giovane già tossicodipendente ed accusato di essere una persona violenta, non ha convinto gli inquirenti né la Procura dei Minori di Lecce, per i quali il ragazzo avrebbe agito premeditando l’omicidio.
Nella sua confessione, il fidanzato di Noemi non ha mai abbandonato i racconti precedenti secondo i quali la ragazza lo avrebbe istigato a sterminare la sua famiglia. Il giovane ha raccontato, così, di averla incontrata un’ultima volta: Noemi gli ha chiesto ancora di uccidere i suoi genitori ed era armata di coltello, lui l’ha disarmata e poi l’ha colpita alla testa prima di finire l’opera con dei sassi. Il giovane ha aggiunto che al primo colpo di coltello il manico si è rotto e che prima dell’aggressione i due avevano consumato un rapporto sessuale. Lucio non ha rivelato dove ha nascosto il coltello.
Per il ragazzo è stata chiesta una perizia psichiatrica, allo scopo di comprendere se al momento del delitto fosse capace o meno di intendere e di volere. Dalla Procura sono però sicuri che Lucio fosse totalmente lucido e che anzi abbia agito con premeditazione e crudeltà. Nonostante il racconto del ragazzo, gli inquirenti hanno forti dubbi sul movente che lo abbia mosso.
Intanto, in una lettera ritrovata dalle Forze dell’Ordine all’interno di una pen drive, il ragazzo scriveva di essere ancora innamorato di Noemi e che avrebbe voluto sposarla. Questo lo scriveva dopo essere finito in TSO e dopo aver promesso ai genitori che avrebbe dimenticato Noemi, senza riuscirci.
La lettera è datata 30 agosto, solo pochi giorni prima della tragica fine della ragazza. Nello scritto Lucio ripercorre la sua difficile storia con Noemi, che sarebbe stata motivo di crisi tra lui ed i genitori e di crisi tra lui e la stessa ragazza, con cui ha ammesso di aver litigato spesso. Adesso sembra essersi pentito, e ha detto che se dopo l’omicidio si fosse tolto la vita avrebbe evitato tutto questo. Il ragazzo adesso è stato trasportato, per motivi di sicurezza, in una struttura protetta che si trova fuori dalla Puglia.
Maria Mento