Il Marocco conferma il sì alle spose bambine, alla poligamia e all’omosessualità come reato

Il Marocco ha anticipato di voler respingere le sollecitazioni da parte del Consiglio dei diritti dell’ONU circa l’abolizione dei matrimoni tra minori, la criminalizzazione dell’omosessualità e la disparità di trattamento tra uomo e donna su questioni di eredità.

Domani 21 Settembre a Ginevra, davanti al Consiglio, che si riunirà per l’esame periodico universale, il governo marocchino ratificherà quanto detto in via preliminare, infatti, delle 244 sollecitazioni ricevute, Rabat ne ha accolte solo 191, 23 delle quali sono già in corso di studio, mentre 168 fanno parte del progetto di riforme in corso di approvazione.

Sotto esame sono in particolare 44 pratiche contemplate nel Paese nordafricano, ritenute lesive dei diritti dell’uomo.

Quindi niente stop alla criminalizzazione delle ragazze madri, nessun riconoscimento giuridico dei figli nati fuori dal matrimonio, nessuna possibilità di ricorrere al test del Dna per attribuire la paternità o di abolire dai documenti di identità le indicazioni che consentono di identificare un figlio nato fuori dal matrimonio; si continuerà a discriminare i figli di genitori divorziati e la convivenza sarà ancora interdetta.

Quanto alle spose bambine, il Marocco non accetterà di fissare a 18 anni il limite minimo di età per i matrimoni.

Per quanto concerne invece la disparità dei sessi in materia di eredità, che resta ad appannaggio degli uomini, le donne resteranno fuori dall’asse di successione.

La poligamia resterà un punto fermo della cultura islamica e l’omosessualità un reato.

Tutto questo perché le raccomandazioni ONU sarebbero “in contraddizione con i principi fondanti della nazione“, in quanto i comportamenti sociali in Marocco si fondano sulla religione musulmana.

MDM