Questa mattina alle 7:00 (ora italiana) ha avuto il via la votazione per l’indipendenza del Kurdistan iracheno dal governo centrale di Bagdad. Una votazione voluta dal leader curdo e presidente della regione autonoma Masoud Barzani che segna un evento storico dalle conseguenze politiche ancora ignote. La votazione a cui sono chiamati gli oltre 5 milioni di curdi che abitano la regione a nord dell’Iraq sarà effettuata in 12 mila seggi e durerà complessivamente 12 ore. In serata, dunque, si avranno i primi risultati della votazione che, è bene ricordare, non avranno comunque valore legale vincolante.
La decisione di Barzani ha suscitato una dura reazione da parte di Bagdad, il governo centrale, infatti, non è intenzionato a concedere l’indipendenza alla regione curda, il motivo di tale opposizione è stato spiegato in una conferenza stampa in diretta nazionale dal primo ministro iracheno Haider al-Abadi che ha definito il referendum: “Una decisione unilaterale che va contro la Costituzione e la pace sociale“. Abadi ha anche definito assurda la pretesa della creazione di uno stato sulla base di una differenza confessionale, pur avendo ben presente che si tratta di una questione etnica ed ha concluso assicurando: “Prenderemo le misure necessarie per conservare l’unità del Paese”. Una di queste misure riguarda lo schieramento di forze militari al confine della regione petrolifera del Kirkuk, zona ricca di petrolio da tempo contesa.
L’ipotesi di un’indipendenza del Kurdistan ha allarmato anche le nazioni che confinano con l’Iraq: il governo iraniano ha prima dichiarato di aver chiuso lo spazio aereo e terreno ai curdi, salvo poi ritrattare ed evidenziare che è stato impedito solo l’accesso allo spazio aereo. Più dura la reazione della Turchia dove Erdogan si è detto pronto ad affrontare i “passi necessari” a contrastare l’iniziativa curda. Da qualche settimana sono iniziate le esercitazioni militari al confine e l’esercito regolare è già schierato in caso di necessità. Ma le misure non si limitano a questo, come confermato dal presidente turco in conferenza stampa: “Bloccheremo l’export del petrolio dalla regione curda. Siamo sconcertati da questo tentativo. Il referendum indetto dal governo regionale del Kurdistan è contro il buon senso e mette in pericolo la pace e la stabilità non solo dell’Iraq, ma anche quella della regione”.
In attesa dei risultati del referendum, necessari a portare avanti l’istanza di indipendenza da Bagdad, Barzani ha risposto alle minacce delle nazioni confinanti dicendo che queste non fermeranno il processo democratico in atto e che anche la Turchia avrà molto da perdere dalla chiusura delle frontiere: “Andremo avanti, quale che sia il prezzo da pagare, senza cedere a pressioni o minacce. Perché il popolo curdo deve esprimere la sua volontà senza problemi e allo stesso tempo mantenere la sicurezza”.
F.S.