Il caso di Chloe Ayling, modella britannica ventenne rapita e rilasciata in Italia, ha suscitato un discreto clamore per via delle modalità del rapimento e del rilascio: secondo quanto riportato dalle forze dell’ordine italiane, infatti, la ragazza sarebbe stata rapita nel corso di un finto shooting fotografico per essere venduta sul dark web al migliore offerente, quindi rilasciata per via della politica di questi rapitori che non trattano donne con bambini.
Sin dal primo momento qualcuno ha sollevato dei dubbi sul presunto rapimento: perché i rapitori si sarebbero mostrati in volto alla loro vittima? Come mai l’hanno accompagnata a fare shopping con il rischio di essere riconosciuti e denunciati? Gli stessi dubbi sono sorti all’avvocato di uno dei presunti rapitori, George Hepburne Scott, il quale ritiene che ci si possa trovare davanti ad una trovata pubblicitaria. L’avvocato a sostegno di questa ipotesi cita come strano anche il dettaglio riguardante al primo incontro tra la modella ed il rapitore: “La stessa querelante sembra aver guadagnato pubblicità dal fatto che il primo contatto è avvenuto vicino allo scenario di un attacco terroristico sugli Champs Elysees”. Lo stesso Scott sottolinea che: “Ci sarebbero i presupposti per un abuso processuale nel caso si trovassero delle prove che si è trattato di una trovata pubblicitaria”.
I dubbi rimangono e qualora trovassero riscontro ne sorgerebbero altri, ad esempio: perché i presunti rapitori si sarebbero volutamente fare imprigionare? Se Chloe guadagna in contratti e visibilità dalla vicenda qual è il loro tornaconto?
F.S.