Il sindaco di Rovigo Massimo Bergamin, esponente della Lega Nord, si fa sempre notare, almeno sui social, per le sue dichiarazioni sopra le righe. Se nel 2015 aveva attirato l’attenzione di tutti dicendo che avrebbe chiesto l’aiuto di Putin qualora Renzi ed Alfano non avessero accettato di schierare l’esercito a difesa dell’ordine pubblico di Rovigo, adesso torna sulla cresta dell’onda per un’innovativa e per nulla ghettizzante idea su come gestire i migranti che affollano la città veneta.
Preoccupato che i migranti possano incrementare il livello di criminalità nella sua città, il sindaco leghista ha riflettuto e, giunto alla conclusione di non poter affermare che tutti i migranti sono dei criminali, ha ideato una soluzione per evitare che quelli che si dimostrano tali possano girare liberamente per l’Italia: un braccialetto elettronico. Stando a quanto affermato da Bergamin, quindi, ogni migrante che giunge a Rovigo dovrebbe essere tracciato come se si trovasse ai domiciliari, ma vediamo nel dettaglio quanto proposto dal sindaco: “Propongo che chi è ospitato nei nostri territori venga controllato giorno e notte con strumenti elettronici all’avanguardia che consentano alle forze dell’ordine di rintracciarlo in tempo reale, e nel caso di problemi di ordine pubblico, venga opportunamente sanzionato e punito con il rimpatrio nel paese di provenienza”.
Analizzando la proposta potrebbe sorgere il dubbio che la misura richiesta da Bergamin possa essere un aggravio per le casse già depauperate dello Stato, ma il sindaco di Rovigo ha trovato la soluzione anche a questo: “I costi dovranno essere inclusi nei budget messi a disposizione per la cosiddetta accoglienza, cooperative ed altri soggetti che gestiscono i richiedenti asilo, e quindi non gravare ulteriormente sulle tasche dei cittadini italiani”. Che dire una soluzione che risolve due problemi: la sicurezza pubblica e l’utilizzo del denaro destinato ai migranti altrimenti sperperato dagli stessi.
F.S.