
Parole che non sono certo passate inosservate quelle pronunciate da Amanda Knox nel decimo anniversario della morte di Meredith Kercher. Affidandosi alle pagine di Westside Seattle, la Knox, assolta in appello per l’omicidio della ragazza inglese uccisa, ha voluto rivendicare il suo “diritto a piangere l’amica scomparsa”. raccontando in una sorta di lettera pubblica i momenti trascorsi con lei: “dieci anni fa – si apre così la missiva – la mia amica veniva violentata e assassinata da un ladro mentre era a casa da sola nell’appartamento che abbiamo condiviso a Perugia, in Italia”. Amanda si sofferma poi sugli attimi di vita quotidiana che le due ragazze condividevano “fianco a fianco”, dalla lettura al prendere il sole in terrazza, fino a suonare la chitarra”. La Knox si è dunque sfogata, raccontando dell’ultima volta che vide Meredith mentre “si infilava la borsa sulla spalla e mi salutava per poi uscire con i suoi amici britannici” e poi entrando nel merito della lunga e complessa vicenda giudiziaria che l’ha vista coinvolta in prima persona, portandola anche in carcere.
“Le mie memorie su Meredith – prosegue la giovane – sono sepolte sotto le orribili foto dell’autopsia, gli insulti verbali e le minacce di morte che ho ricevuto (e ancora ricevo), le false accuse, gli anni di carcere che ho sopportato, i processi multipli e i titoli spaventosi. Mi deprime sapere che il piangerla mi costi critiche per ogni cosa che io oggi dica o non dica. Ma ancora più deprimente è il fatto che Meredith oggi non sia qui, mentre meriterebbe di esserci. Mi manca e le sono grata per il ricordo dei tempi passati insieme”.
Di Meredith ha parlato anche la sorella Stephanie, in una lettera nella quale si domanda che fine abbia fatto il caso: “È difficile darsi pace non sapendo esattamente cosa successe quella sera. Non sappiamo, e probabilmente non sapremo mai, nulla di nuovo – prosegue Stephanie nella sua lettera all’avvocato Francesco Maresca, legale della famiglia – su ciò che le è accaduto. Sono delusa dal sistema giuridico italiano in quanto si è contraddetto più volte nelle sue decisioni, e non ha cercato nuove piste investigative”. Pur dicendosi grata, insieme alla famiglia, al popolo italiano “per il suo supporto e la sua bontà nel ricordare Mez”.
Daniele Orlandi