In questi giorni circola (ancora) la notizia riguardante la dichiarazione del presidente della Nestlé, Peter Brabeck, secondo cui “gli esseri umani non dovrebbero avere diritto all’acqua“.
La frase in questione è stata, volutamente, tradotta in maniera errata; difatti la traduzione corretta è “L’accesso all’acqua non dovrebbe essere un diritto pubblico“.
In questo modo è più facile comprendere il contesto nel quale è stata utilizzata una frase del genere. Secondo Brabeck, infatti, il mondo è diviso in due. Alcuno vedono l’acqua come una risorsa che deve essere pubblica sempre e per tutti, e altri invece vorrebbe l’acqua privatizzata, come un qualsiasi altro prodotto. Lui si pone a metà strada tra queste due correnti: da un lato trova giusto che i paesi capaci di permettersela paghino il giusto prezzo, mentre trova importante che quelli che non possono permettersela godano di migliore accesso.
In merito alla questione, Brabeck ha recentemente dichiarato: “Nel 2010, prima ancora che fosse ufficialmente riconosciuta dalle Nazioni Unite abbiamo inserito all’interno dei nostri Principi Aziendali Nestlé, il diritto imprescindibile all’acqua per tutti gli esseri umani. Non solo, l’acqua è anche uno dei pilastri fondamentali in cui si concentra l’impegno di Nestlé nella società secondo la filosofia di Creazione di Valore Condiviso.
Garantiamo il rispetto del diritto all’acqua attraverso un processo di due diligence, che ci permette di valutare il nostro potenziale impatto sull’accesso all’acqua per la comunità e la disponibilità a lungo termine delle risorse idriche attraverso periodiche Water Resource Reviews“.
Mario Barba