Le sigarette elettroniche hanno un effetto nocivo sul DNA che porta ad un aumento delle probabilità di incorrere in tumori ai polmoni ed alla vescica. Questo è quanto emerso dall’analisi di 800 studi richiesta dalla commissione del Congresso USA. A quanto pare, dunque, sebbene le sigarette elettroniche contengano meno sostanze cancerogene grazie al passaggio dalla combustione al vapore questo non implica che fumarle preservi i fumatori dall’insorgenza di malattie cardiache e dalla formazione di tumori.
Commentando i risultati delle ricerche Roberta Pacifici, Direttrice del centro farmaci e tossicodipendenze dell’ISS ha spiegato: “È una notizia che non rassicura perché non potendo valutare gli effetti a lungo termine dell’uso delle e-cig, da troppo poco tempo sul mercato, gli studiosi americani hanno utilizzato il metodo sperimentale di osservare eventuali modifiche del Dna che possano far presumere l’insorgenza di queste malattie”. I risultati, quindi, sono frutto dell’osservazione di cavie da laboratorio e di tessuti appartenenti a polmoni e vescica, ma questo non ne inficia la validità. In ogni caso, sottolinea la Pacifici, i danni causati dalle sigarette elettroniche sono inferiori a quelli che causa una sigaretta normale: “Ci sono evidenze conclusive che, sostituendo del tutto le sigarette tradizionali si riduce l’esposizione del consumatore a molte sostanze tossiche e cancerogene presenti nel fumo”.
Un vantaggio minimo nel passare alla sigaretta elettronica è quindi un fattore certo e studi statistici dimostrano che molti adulti che passano alla sigaretta elettronica sono invogliati a smettere di fumare. In funzione di una decisione definitiva, ovvero dell’interruzione del vizio, la e-cig può avere una sua ottima funzione, ma questa eventualità non è assicurata poiché anche le sigarette elettroniche generano dipendenza da nicotina ed in molti casi fungono solamente da sostituto della sigaretta tradizionale.
F.S.