Un video di un’esecuzione brutale di un ragazzino di 13 anni ad opera di un cartello venezuelano è un esempio accecante della violenza che colpisce la nazione sudamericana.
Un uomo ondeggia un machete sul ragazzo senza maglietta, che è legato e imbavagliato, prima di tagliarli via le orecchie.
È praticamente impossibile guardare il resto del video, ma è stato descritto come un’esecuzione da parte di un cartello di droga. Queste bande violente che operano sia dal Venezuela che dal Messico, rapiscono i loro rivali, li torturavano, li giustiziano e registrano il tutto come avvertimento.
Si ritiene che il ragazzo ucciso con un machete sia vittima di una delle “megabandas” venezuelane, nata dal sistema carcerario sovraffollato e non regolamentato. Uno dei sistemi penitenziari più violenti al mondo, con quasi 6.500 omicidi commessi in carcere tra il 1999 e il 2014.
Le megabandas governano ampie fasce del paese, svolgendo attività di narcotraffico, rapimento ed estorsione. Esse operano a fianco del sindacato venezuelano della cocaina, il “Cartello dei Soli“, che contrabbanda la droga dalla Colombia agli Stati Uniti attraverso lo stato impoverito di Apure.
Dalle povere città di confine lungo i fiumi che attraversano le praterie, le megabandas sono ora la legge de facto.
Mario Barba