Facebook e la censura: chiuso il profilo di Davide Grasso, combattente volontario in Siria

Sul dramma della guerra che ormai da anni avvolge la Siria (ed il Medio Oriente in generale) e che si è riaffacciato alla mente di tutti con le feroci immagini del recentissimo massacro del Ghouta orientale, esistono numerosi canali social che sono nati allo scopo di informare seriamente– e senza i filtri spesso imposti dai media- la popolazione occidentale su quanto stia realmente accadendo in quelle terre.

Esistono anche delle pagine di utenti privati che si dedicano allo stesso scopo, e questo è il caso della pagina di Davide Grasso che però è stata censurata da Facebook e senza dare una motivazione in merito. Davide Grasso è un volontario che nel 2016 ha deciso di arruolarsi tra le fila delle YPG (Unità di Protezione Popolare) e di andare in Siria. Da quel momento il giovane uomo ha deciso di usare il suo profilo social per dare delle notizie di prima mano sulla situazione siriana, e per sensibilizzare la gente sulla grave emergenza umanitaria che si sta vivendo in quelle regioni, e questo anche grazie alle notizie fornite da Jacopo Bindi.

Quest’ultimo è un amico di Davide che in questo momento si trova nella città di Afrin, presa di mira dai bombardamenti della Turchia che vorrebbe prender in mano la situazione e mettere in minoranza la popolazione curda (ritenuta dai turchi un pericolo). Davide ha scritto una nota per denunciare l’abuso di Facebook, da lui stesso additato come social che- nel caso di una censura che non dovrebbe fare- dovrebbe essere richiamato alle sue responsabilità umane.

Lo sfogo di Davide è stato pubblicato dalla pagina Centro sociale askatasuna. Questo uno stralcio del lungo post (leggibile per intero qui): “(…) Facebook ha bloccato il mio account. Era uno dei pochi canali di informazione su questa tragica situazione, anche perché era lì che pubblicavo ciò che mi scriveva Jacopo Bindi, un amico italiano che si trova in questo momento laggiù, sotto le bombe e a rischio della vita, per non lasciare sola quella popolazione. Facebook non ha dato alcuna spiegazione per questo gesto. Premesso che la censura è da rifiutare sempre, non è chiaro quali interesse Facebook volesse tutelare: quelli dei miliziani fondamentalisti che in questi giorni ad Afrin si fanno i video-selfie mentre asportano i seni dai corpi martoriati delle donne curde?(…)”

Maria Mento