Lavoro, a chi tanto e a chi niente: dal Sol Levante ancora una morte per il troppo lavoro

C’è chi non ha un lavoro e lo vorrebbe, chi ce l’ha ma non lo vorrebbe e cerca di fare molto meno del dovuto e poi c’è chi per il troppo lavoro perde la vita. Non stiamo parlando, in questo caso specifico, di lavoro in nero e dello sfruttamento che spesso colpisce lavoratori non regolamentari ma di una problematica più specifica che con sempre maggiore incidenza si sta verificando in uno dei Paesi più ricchi del mondo: il Giappone.

Si chiama “karoshi” ed è conosciuta come la morte da super-lavoro. Nel 2016 un impiegato si è tolto la vita a causa dello stress accumulato per il troppo carico lavorativo da sostenere sul suo posto di lavoro. La causa di questo suicidio è stata accertata dalle autorità cui sono state affidate le indagini ed è stata rivelata dall’agenzia stampa Kyodo.

Il 50enne suicida lavorava per la Nomura Real Estate ed era arrivato ad accumulare ben 180 ore di straordinario in un mese. Pare che per pagarlo sia stato applicato il sistema discrezionale per il calcolo dello straordinario, un metodo di calcolo che in genere si applica alle prestazioni di professionisti diversi (manager, medici, ecc.) e che non tiene conto delle ore effettivamente lavorate.

Il fatto che le autorità abbiano riconosciuto il suicidio dell’uomo come morte da super-lavoro potrebbe avere, adesso, delle pesanti ripercussioni sulla politica del Primo Ministro Shinzo Abe. Abe, proprio in questo momento, sta operando su di una riforma del lavoro che propone- tra le altre cose- di estendere il sistema discrezionale e di applicarlo anche ad altre professioni.

Maria Mento