Archeologia, a Sperlonga lo straordinario ritrovamento di un capitello di epoca romana

Il recupero del capitello di SperlongaSperlonga (Latina). Nella giornata di ieri, nella zona antistante la famosa Grotta di Sperlonga, è  stato fatto uno straordinario ritrovamento archeologico. Dei pescatori hanno rinvenuto sulla spiaggia un capitello di epoca romana e si sono subito premurati di avvertire le autorità competenti per effettuarne il recupero. Sono intervenuti in loco Francesco di Mario (archeologo della Soprintendenza ai Beni Culturali e responsabile territoriale), Stefano D’Arcangelo (Assessore) e Franco De Fabritiis (delegato).

Anche una portavoce del Comune di Sperlonga, Irene Chinappi, ha  assistito alle operazioni di recupero e ha rilasciato delle dichiarazioni che fanno ben sperare per delle operazioni di scavo archeologico future: “Riteniamo che l’evento sia importante non solo per il singolo capitello quanto per l’ulteriore testimonianza dell’enorme quantità di reperti romani giacenti nei pressi di quel luogo e della necessità di promuovere scavi subacquei”.

Sperlonga è archeologicamente famosa per essere stata una delle località della nostra penisola ad essere state preferite dall’imperatore Tiberio, successore di Ottaviano Augusto. Qui Tiberio era solito rifugiarsi per allontanarsi dalle questioni di corte. Sperlonga prende appunto il suo nome dal latino spelunca, che significa caverna ed identificava un antro naturale che era stato adattato a ninfeo (grande struttura con acqua, bacini e decorazioni scultoree posti in genere nella zona terminale di un acquedotto) di una villa sorta nelle vicinanze.

Proprio all’apparato decorativo di questa villa potrebbe appartenere il capitello, di un metro di  diametro e di fattura greca, che secondo le prime valutazioni potrebbe essere datato intorno al 40 a.C., quindi poco prima che si affermasse ufficialmente il principato augusteo. La Grotta di Sperlonga era invece utilizzata per lo svolgimento di banchetti e qui l’imperatore Tiberio rischiò addirittura di morire quando, nel 26 d.C., parte del soffitto della caverna crollò.

I gruppi scultorei che decoravano la grotta erano riferibili al ciclo delle avventure di Ulisse, il mitico re di Itaca che escogitò l’inganno del cavallo di Troia. Quattro i gruppi scultorei individuati: Scilla alle prese con i compagni di Ulisse, Ulisse che sostiene il corpo di  Achille, il furto della statua della dea Atena da Troia (il famoso ratto del Palladio), e l’accecamento del ciclope Polifemo. Tutte le sculture erano delle copie in marmo che si rifacevano a modelli scultorei bronzi andati, quasi del tutto, perduti.

Maria Mento