Morte Mariam: il padre è distrutto, “non è stato bullismo ma razzismo”

Mentre la procura ha aperto un fascicolo per omicidio, chiedendo anche una serie di chiarimenti agli inquirenti inglesi in merito all’omicidio di Mariam Moustafa, la 18enne insultata e picchiata a morte da un gruppo di ragazze inglesi, il padre ha deciso di rompere il silenzio con una dichiarazione forte. “Mia figlia – ha detto nel corso di un’intervista a La Stampa – non è stata vittima di bullismo, ma di razzismo. Alcune ragazze inglesi l’hanno insultata e picchiata a morte e tutti ci hanno abbandonati, dalla polizia e l’ospedale di Nottingham all’ambasciata italiana”. Hatim Dawod Moustafa, egiziano 50enne, ha definito “una cosa positiva” il fatto che la procura abbia avviato un’indagine ma, ha aggiunto, “è troppo tardi. Mia figlia, come cittadina italiana, andava aiutata prima. E invece, quando era in ospedale – ha sottolineato – io ho telefonato più volte all’ambasciata italiana ma nessuno è mai venuto a visitarla. Nessuno si è dato da fare per le indagini. E invece quando mia moglie ha avvertito l’ambasciata egiziana, ci è venuto a trovare addirittura l’ambasciatore e ha sollecitato la polizia per trovare quelle assassine”.

 

Della giovane, nata ad Ostia dove ha vissuto fino al 2013 prima di trasferisrsi a Nottingham con la famiglia, città nella quale, dopo un coma durato tre settimane, è deceduta, si parlerà anche a Le Iene su Italia 1 questa sera; intanto suo padre ha spiegato che non era la prima volta che la giovane veniva aggredita da altre ragazze, che la chiamavano ‘rosa nera’ e che lo scorso agosto le avevamo rotto una gamba, avventandosi anche su Mallak, l’altra figlia 15enne. “Avevamo sporto denuncia, ma non abbiamo ottenuto niente. Mariam era una studentessa modello, era appena stata ammessa alla facoltà di ingegneria e nonostante fosse romana erano evidenti le sue origini egiziane”.

 

Aggiungendo poi che dopo l’aggressione del 20 febbraio scorso “avevamo bisogno di aiuto, per poter facilitare le indagini e trovare le colpevoli (almeno una decina di ragazze che l’hanno picchiata sia in strada che su un autobus)”. Soccorsa dall’autista del bus, Miriam è stata portata in ospedale mentre le responsabili dell’aggressione si davanto alla fuga. qui è stata tenuta al pronto soccoro per cinque ore, prima di essere rimandata a casa; “Mariam – ha proseguito il padre – continuava a dire ai medici che aveva molto dolore, che era malata di cuore, ma non le hanno dato retta. Ha spiegato che era svenuta e che da bambina era stata operata al cuore al Bambin Gesù di Roma, eppure i medici inglesi non l’hanno ascoltata. A me hanno vietato di entrare nella sala del pronto soccorso dove c’era lei. L’abbiamo riportata a casa – ha aggiunto – ma il mattino dopo stava malissimo e neppure riusciva a parlare”. Da qui la decisione di chiamare l’ambulanza: “in ospedale hanno poi scoperto lesioni al cervello dovute alle botte. È stata in coma, io e mia moglie non sapevamo davvero come fare. La disperazione per la nostra adorata Mariam e nessuno che ci aiutava. L’Inghilterra doveva essere la nostra salvezza, è stata la nostra fine”.

Daniele Orlandi