Soffocata mentre dormiva nel suo lettino
Una bambina è stata trovata morta nel suo lettino, probabilmente soffocata, mentre dormiva a faccia in giù. Lucy Barlow si era addormentata con la testa inclinata di lato, ma quando fu scoperto ore dopo, la trovarono di “un colore grigiastro e incosciente”. Nonostante la corsa in ospedale non c’è stato nulla da fare per la piccola di 3 mesi.
Le analisi sul corpo della neonata non hanno portato ad una risposta chiara riguardo alle cause della sua morte ma, un patologo, ha suggerito che la morte potrebbe essere stata causata dalla posizione in cui dormiva la bimba, visti i potenziali segni di asfissia riscontrati.
La “piccola principessa”
Lorraine Barlow, madre di Lucy o “piccola principessa” come era chiamata affettuosamente in famiglia, è scoppiata in lacrime mentre raccontava di come la tragedia sia avvenuta nell’appartamento che condivideva con il marito in un resort.
Durante l’inchiesta, la signora Barlow ha dichiarato: “Lucy è nata prematuramente a 36 settimane, abbiamo trascorso alcune settimane in ospedale finché non è stata abbastanza bene da poter tornare a casa. Era molto turbata e stentava a nutrirsi; la portai 3 volte dal medico il quale era convinto che soffrisse di coliche, così le prescrisse il ‘Gaviscon’. Quella sera stessa, dopo qualche capriccio, si addormentò con la testa di lato. Io e mio marito siamo andati a letto verso le 2 del mattino e quando George (il marito della donna n.d.r.) l’ha controllata il mattino seguente disse che la piccola stava muovendo la testa da entrambi i lati ‘per stare più comoda’”.
“E’ stato orribile. Ho iniziato ad urlare. Mio marito pensava mi fossi fatta male male. Quando mi vide mi chiese cosa stava succedendo. L’ho messa a terra e ho iniziato a cercare di rianimarla, ma non succedeva niente, così ho gridato a George di chiamare un’ambulanza. Non potevo credere che potesse stare perfettamente bene un minuto prima per poi smettere improvvisamente di respirare“.
Lucy è stata dichiarata morta lo stesso giorno al ‘Royal Victoria Blackpool Hospital’.
Mario Barba