
Stanno crescendo a vista d’occhio le dimensioni dell’isola di plastica, un vero e proprio orrore creato dall’uomo formatosi nell’oceano Pacifico in seguito all’accumulo della spazzatura gettata nei mari.
Cresciute a vista d’occhio le dimensioni dell’isola di Plastica nel Pacifico
Stando a quanto scoperto dalle imbarcazioni della fondazione olandese OCean Cleanup, l’area di oceano coperta da oggetti e frammenti di plastica sarebbe cresciuta a vista d’occhio, raggiungendo dimensioni paragonabili a tre volte la Francia. Circa 80mila tonnellate galleggiano infatti nell Pacifico ed oggi si può concretamente parlare di isola, prendendo come riferimento la superficie di oceano caratterizzata da una concentrazione di rifiuti superiore al chilogrammo per chilometro quadro. Quanto emerso dopo le analisi è il fatto che tale concentrazione è risultata ben sedici volte più alta di quanto ci si aspettasse.
Dove si trova la pericolosa isola di rifiuti
E’ ancora ‘presto’ per poter camminare fisicamente sull’isola, il cui aspetto è stato paragonato ad una sorta di enorme zuppa anche se la sua densità cresce a vista d’occhio e preoccupa in particolare il fatto che si trovi tra California ed Hawaii, due importanti mete turistiche. Gli ultimi dati sono stati diffusi da Scientific Reports e mettono in luce la pericolosità del fenomneno: si è passati infatti da 400 grammi per Km quadro di spazzatura (per il 99,9% plastiica), rilevati negli anni ’70, a 1,23 nel 2015.
Da cosa è composta
La zuppa, da segnalare che anche nel Tirreno è presente un’isola simile, seppur di dimensioni inferiori, è formata prevalentemente da reti da pesca mescolate insieme a rifiuti di ogni tipo ed anno, alcuni dei quali risalenti addirittura agli anni ’70. Vi sono oggetti di 50 cm, che coprono il 53% della massa compessiva ma anche minuscoli frammenti noti come microplastiche, più piccoli di mezzo centimetro, che rappresentano la quasi totalità dell’isola con almeno 1,8 trilioni di pezzi pari a 250 per ogni persone al mondo. E proprio le microplastiche rappresentano i rifiuti più pericolosi poichè se ingeriti dai pesci o dal plankton finiscono nella catena
alimentare.
Daniele Orlandi