Alberto Stasi scagionato: non ha rinunciato all’eredità per non pagare il risarcimento

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Alberto Stasi è stato scagionato dall’accusa di aver rinunciato volontariamente all’eredità paterna per non essere costretto a pagare il lauto risarcimento alla famiglia di Chiara Poggi, la sua ex fidanzata. Stasi, come noto, è stato condannato all’ergastolo il 13 dicembre 2015 per l’omicidio della Poggi.

Il giudice ha stabilito la non colpevolezza per Stasi in questo nuovo procedimento. Secondo l’accusa, il giovane avrebbe rinunciato appositamente all’eredità paterna, lasciando passare i canonici 40 giorni per far decadere il diritto.

Anche per il gip il fatto è da considerarsi anomalo. “Non può essere spiegato con una totale dimenticanza – scrive il gip – dovuta alle condizioni di ‘stress’ in cui versata Stasi (come allegato dalla difesa) risultando anzi sospetta, anzitutto, proprio per la coincidenza temporale con quella grave pendenza giudiziaria che appunto, e ben giustificatamente, i pensieri di Alberto Stasi doveva costantemente occupare e che avrebbe potuto comportare anche una pesante condanna risarcitoria in favore delle parti civili”.

Il giudice respinge l’ipotesi di calunnia avanzata da Stasi

Tuttavia, la rinuncia all’eredità – così come la casa venduta dalla madre di Alberto Stasi nel gennaio 2017 – non può essere considerata sufficiente “per accusarlo dei reati di falsa dichiarazione a un pubblico ufficiale e di mancata esecuzione di un provvedimento del giudice”.

Il giudice, infine, respinge l’ipotesi di calunnia avanzata da Stasi per alcune dichiarazioni rese dalla famiglia Poggi, trattandosi di “legittima esposizione all’autorità giudiziaria di fatti pacificamente lesivi dei loro diritti patrimoniali e, almeno di massima, pacificamente corrispondenti al vero”.