Un altra morte per morbillo a Catania

Il contagio da morbillo nel capoluogo etneo comincia a far paura agli abitanti siciliani. Dopo la morte, il mese scorso, della 25 madre Maria Concetta Messina, questa mattina è infatti deceduto un bambino di 10 mesi all’ospedale Garibaldi. Il piccolo era già sofferente per una disfunzione cardiaca e le sue condizioni sono rapidamente peggiorate alla contrazione del morbillo, costringendo i genitori a portarlo al pronto soccorso di Acireale (cittadina in provincia di Catania). Due giorni dopo il ricovero il bambino è stato trasferito al nosocomio del Garibaldi e questa mattina alle 10:15 è deceduto.
Il rischio di contrazione del morbillo è diventato dunque serio (la maggior parte dei casi si è verificato proprio in Sicilia) e lo sottolinea il dottor Sergio Pintaudi che ad Ansa ha dichiarato: “Il tragico evento occorso al piccolo paziente, che non era nell’età da poter essere vaccinato e quindi ha contratto l’infezione da chi vaccinato non era, deve essere di monito affinché tutti capiscano che vaccinandosi, si protegge non solo se stessi ma tutta la comunità”, evidenziando con queste parole la necessità di sottoporsi alla vaccinazione.
13 morti per morbillo in Serbia da inizio anno
Il rischio morbillo non riguarda solamente l’Italia, anche la Serbia sta vivendo una situazione difficile con ben 4292 casi dallo scorso ottobre ad oggi, di cui 13 sono morti in seguito alla contrazione della malattia. L’ultima a morire è stata una bambina di 2 anni residente con la famiglia a Kragujevac. Esattamente come in Italia la causa maggiore di contrazione della malattia è la mancanza dell’apposito vaccino (ben il 95% dei casi contro il 93% di quelli italiani) e le persone esposte a maggior rischio sono i bambini non ancora vaccinati e le persone che hanno superato i 30 anni, soglia critica per la mancanza dei vaccini fino agli anni ’80.
L’incremento dei casi si è verificato a partire dal 2017, il ministero della salute americano ha persino diramato un’allerta ai propri cittadini vietandogli di andare in vacanza o per lavoro in Serbia, ma l’epidemia si è quadruplicata a partire dallo scorso anno in tutta l’Europa.
FS