Donne over 50, per loro vertebre a rischio (anche di eventuali paralisi)

Le donne in menopausa, oltre ai soliti problemi di sbalzo ormonale e di indebolimento generale delle ossa dovuto all’età che avanza, devono stare attente anche alla loro schiena. Perché? Superati i 50 anni ed entrando in menopausa una delle prime parti del corpo a risentire di questa situazione potrebbe essere proprio la colonna vertebrale.

Colonna vertebrale: cosa succede dopo i 50 anni?

L’osteoporosi, che colpisce tutte le zone del corpo man mano che si avanza con l’età, fa in modo che l’indebolimento delle vertebre arrivi a scatenare dei dolori talvolta anche molto brutti. Le vertebre iniziano a scivolare l’una sull’altra, perdendo la loro consueta stabilità, e nei casi più gravi possono portare il paziente alla paralisi. Questa particolare condizione medica è nota con il nome di spondilolistesi ed è curabile (tramite intervento chirurgico) se diagnosticata per tempo.

Spondilolistesi: come intervenire

La spondilolistesi può essere congenita o acquisita, e la patologia acquisita si manifesta nell’80% delle donne che entrano in menopausa e che, in genere, hanno superato i 50 anni di età. Circa il 30% di queste stesse donne è considerata essere a rischio di paralisi causata da questa patologia. L’intervento chirurgico, ovviamente rivolto alle pazienti che non sia giunti ad essere dei casi limite, prevede un trattamento con fissatori di colonna tramite via percutanea. Sono interventi mini-invasivi.

Intervento chirurgico, la diagnosi precoce è fondamentale

A dare tutte queste informazioni è l’esperto Pier Vittorio Nardi, medico all’ospedale Cristo Re di Roma e Presidente del Cismer (Associazione di Chirurgia Italiana Spinale Mini-invasiva e Robotica). L’esperto spiega che l’intervento mini-invasivo è effettuabile soltanto nei momenti iniziali dello slittamento delle vertebre, quindi il consiglio è quello di farsi controllare se dopo i 50 anni c’è una lombalgia ormai quasi cronica. Per il resto, questo tipo di intervento permette un recupero molto veloce del paziente e un tempo minimo di permanenza sotto i ferri (35-40 minuti) ed in ospedale. L’inserimento delle viti, tramite quattro buchi fatti nelle zone delle vertebre su cui intervenire, consente di riposizionare le vertebre nella loro giusta sede e di far scomparire il dolore.

Maria Mento