La rabbia dei genitori di Marco Vannini per una sentenza definita ingiusta, non è rimasta circoscritta nel solo ambito familiare. Il web ed i social hanno reagito al dolore della madre del ragazzo, ucciso 3 anni fa e per il cui omicidio sono state condannati Antonio Ciontoli, principale responsabile della morte del 20enne, ucciso con un colpo di pistola il 15 maggio del 2015, per il quale la pena è di 14 anni di reclusione; ma anche la fidanzata del ragazzo ucciso, Martina Ciontoli ed il fratello di lei, condannati dalla Corte di Assiste di Roma insieme alla madre a 3 anni di carcere per omicidio colposo; assolta invece Viola Giorgini, accusata di omissione di soccorso. Il dramma si è consumato nella villetta di famiglia di Martina Ciontoli e, dopo la ricostruzione da parte del pm, di quanto accaduto quella tragica sera ed una lunga serie di udienze, si è arrivati ad una sentenza che ha suscitato un enorme e sentito moto di indignazione. A comunciare dalla madre di Marco, che ha fatto sentire tutta la sua rabbia davanti ai microfoni dei giornalisti che attendevano la sentenza e che, a Chi l’ha Visto, si è detta determinata a non arrendersi, intenzionata a far luce su quanto accaduto davvero quella drammatica notte.
Vannini, la campagna “non nel mio nome”
“Mi sono arrivati tantissimi messaggi di solidarietà – ha raccontato la donna, ospite di Federica Sciarelli insieme a marito e zii del ragazzo, nello studio del programma di Rai Tre – una mamma per esempio mi ha scritto: “Nel nome del popolo italiano’, si dice all’inizio della lettura della sentenza. No, non nel mio nome, il mio nome non c’era’. Ora aprirò un’associazione a nome di mio figlio, Giustizia e Verità, con cui aiuterò tutte le persone che hanno bisogno”. Sui social la frase “Non nel mio nome” ha iniziato a circolare subito dopo l’intervento televisivo della donna, diventando anche un hashtag sia su Facebook che su Twitter. In migliaia hanno già fatto sentire la propria voce attraverso queste parole, sottolineando l’ingiustizia legata ad una sentenza che non piace e che non è commisurata al terribile delitto consumato tre anni fa.
La telefonata al 118 dopo l’omicidio
A Chi l’ha Visto sono stati mandati in onda numerosi messaggi di telespettatori che hanno manifestato il loro sostegno alla famiglia. La madre di Marco ha inoltre agiunto: “Da quando è morto sono in cura dallo psichiatra, ero una donna forte e lo sarò ancora, continuerò a chiedere giustizia per mio figlio fino all’ultimo respiro“. Poco dopo la Sciarelli ha mandato in onda una delle telefonate, considerata il principale oggetto dell’impianto accusatorio, fatta proprio quella sera al 118. A tal proposito la donna ha affermato: “ogni volta che sento quella chiamata al 118, rabbrividisco come succede a tantissime persone”.
Daniele Orlandi