Udienza d’appello per il caso Loris Stival per Veronica Panarello
Oggi si è tenuta la prima udienza della Corte d’Appello sul caso dell’omicidio di Loris Stival, il bambino di 8 anni che secondo l’udienza di primo grado è stato prima strangolato con delle fascette da elettricista e poi gettato in un canalone nei pressi di Santa Croce Camerina (Ragusa) dalla madre Veronica Panarello. Ad incastrare la donna sono state le riprese delle telecamere di sicurezza che l’hanno immortalata mentre con l’auto si dirigeva verso il luogo in cui è stato scaricato il cadavere del bambino.
Il giudice che ha scritto la sentenza di primo grado ha giudicato Veronica come un’assassina lucida, ritenendo il suo comportamento processuale “Menzognero e fortemente manipolatorio”. La donna, infatti, ha sempre sostenuto che ad uccidere il piccolo Loris sarebbe stato il suocero Andrea Stival, con il quale sostiene di aver avuto una relazione segreta. Gli investigatori, però, ritengono l’accusa infondata, poiché l’uomo, al momento dell’omicidio si trovava in compagnia della moglie. Per tale motivo è Veronica Panarello è stata condannata a 30 anni di carcere per omicidio impulsivo.
La tesi difensiva: “Manca un movente”
Il ricorso in appello è stato accettato poiché nella sentenza di condanna manca il movente dell’omicidio. Proprio sulla mancanza di motivazioni per commettere l’omicidio si basa la tesi difensiva del legale di Veronica, l’avvocato Villardita, che questa mattina in diretta su ‘Mattino 5‘ ha dichiarato: “Arrivare a una sentenza di primo grado e poi d’appello senza aver trovato un movente mi sembra sia assolutamente riduttivo. E’ vero, un omicidio non sempre necessita di un motivo, ma qui non siamo di fronte a un processo di mafia o a un killer. Stiamo parlando di una madre che uccide un figlio, un’anomalia sotto il profilo esistenziale”.